Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Attualità

ALLA D’AZEGLIO

FABIO GANDINI - 23/06/2022

Il lido della Schiranna

Il lido della Schiranna

Il countdown è iniziato.

Tra esattamente 14 giorni, sabato 2 luglio, il lago di Varese tornerà balneabile. Si tratta di un viaggio indietro nel tempo di quasi sessant’anni: da tanto, almeno, bagni e tuffi nel nostro lago sono stati progressivamente sconsigliati, poi espressamente vietati, mentre la collettività e chi aveva il compito di garantirne l’ordinato vivere chiudevano entrambi gli occhi su quel campionario di azioni sconsiderate che lo hanno reso uno dei bacini più inquinati d’Italia.

È curioso, se uno ci pensa. Curioso e antitetico rispetto a quel vento che culla l’umanità e sembra sempre sospingerci in avanti, al progresso: le conquiste più grandi, a volte, sono costituite dai ritorni al passato. Accade, se si tratta di natura: rispettarla significa in effetti tornare a un afflato primordiale dell’essere umano.

Poi, in realtà, lo stesso progresso ci ha messo lo zampino anche nel caso di specie. Un progresso benevolo, non quello che nella seconda metà del secolo scorso ha giocato sulla pelle del lago, quasi fosse inevitabile. Un progresso della tecnica, della scienza e delle conoscenze biologiche, che ha reso possibili operazioni prima inimmaginabili: un esempio su tutti il prelievo ipolimnico, che ha agito là dove si depositava il residuo degli sversamenti sovrapposti (il fondale), ha aspirato le acque più compromesse e meno ossigenate e ha permesso di disfarsene.

Di quanto compiuto per restaurare la salubrità perduta abbiamo già trattato in uno dei precedenti numeri. Ora, mentre contiamo i giorni che separano dai primi splash, vale giusto la pena di notare come il bacino locale assomigli all’Italia di Massimo D’Azeglio: (ri)fatto il lago di Varese balneabile, bisogna fare i suoi bagnanti.

Punto primo: è necessario vincere la diffidenza dei varesini. La diffidenza di chi su queste sponde una volta inquinate è cresciuto e le acque del proprio lago le ha viste di tutti i colori: gialle, verdi fosforescenti, maculate. L’occhio ha una memoria di ferro e comunica con il cuore. La soluzione è una sola e non passa dai tuffi inaugurali degli assessori regionali (pur benvenuti): informare. Perseverando, aggiornando, snocciolando dati, non mollando.

Allo scopo aiuterebbe anche una rapida estensione della balneabilità a tutti i Comuni, non solamente a due e per giunta in punti ben precisi: Schiranna e Bodio Lomnago non bastano a dare l’impressione di uno specchio finalmente adeguato. La riapertura sperimentale e parziale nasconde infatti miglioramenti ancora necessari, soprattutto dove insistono e persistono scarichi fognari non controllati, oppure sussiste una rete non adeguatamente dimensionata e perennemente a rischio tracimazione.

Punto secondo: la cultura balneare abbisogna di orpelli. Spiagge attrezzate, strutture che garantiscano un minimo di comfort, accessi invitanti alle acque. Ben venga la perlustrazione dei fondali operata dal Comune di Varese recentemente, alla ricerca di residui del tempo dimenticati e potenzialmente pericolosi per un corpo immerso. Ma perché si ha l’impressione che il lido di Bodio sia molto più adatto a tuffi e immersioni, al momento, rispetto a quello varesino?

Punto terzo: il lago senza presenza umana (se non quella dei canottieri) ha sviluppato nei decenni un ecosistema invidiabile e delicato. E l’aumento della frequentazione rivierasca può essere di forte disturbo alla natura. Ben fa chi invoca adeguati monitoraggi biologici, barriere delimitanti e continenza nell’eventuale sfruttamento di nuovo suolo. Il raggiunto traguardo della balneabilità non deve andare a discapito di qualcuno o qualcosa, perché i compromessi appartengono a un tipo di passato di cui – invece – non si sente la mancanza.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login