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Cultura

DENTRO DI NOI

CARLO ZANZI - 01/07/2022

Erano i primi anni Novanta, da giovane giornalista del settimanale cattolico ‘Luce’ di Varese (oggi Rmfonline ha preso il suo posto) partecipavo alle riunioni di redazione, con il direttore don Gilberto Donnini e un bel gruppo di giornalisti (Monti, Prando, Fassi, Oprandi, Farfaletti, Costa, Mentasti, Velati…). Ricordo che dal tradatese arrivava Ugo Marelli e insieme a lui alcune giovani collaboratrici, felici di poter far pratica al settimanale di via Crispi. Caporedattrice, allora, era Maria Teresa Antognazza, una fra le prime giornaliste professioniste di ‘Luce’.

Fra le giovani – veniva da Venegono Inferiore – si distingueva Anna Negri. La persi di vista, salvo risentire tragicamente il suo nome nei primi anni del nuovo millennio: la dottoressa Negri, mamma di tre bimbe, era morta a soli 37 anni, l’11 luglio del 2005.

Diciassette anni dopo incontro nuovamente la ragazza di Venegono, grazie al libro che racconta la sua storia, scritto proprio da Maria Teresa Antognazza (con Mario Negri), anche lei di Venegono, che molto meglio di me ebbe modo di conoscere Anna, e di considerare meritevole la sua breve avventura esistenziale. Titolo del libro: “La vita dentro” (IPL edizioni), che è stato presentato nella cripta sotto la chiesa di Masnago. Con l’autrice hanno dialogato Mons. Luigi Stucchi (che ne firma la prefazione), Massimo Mentasti e la giornalista di Varesenews Alessandra Toni.

Ed ecco allora la storia di Anna, classe 1968, grande passione per il giornalismo, che la porta a laurearsi in lettere e a completare la formazione sino a diventare giornalista professionista, con un primo incarico ad ‘Avvenire’. Incontra Enrico Valvo, si sposa e lo segue nella sua carriera diplomatica, rinunciando alla tanto amata professione: Roma, la Turchia, la nascita di tre bimbe, Silvia, Irene e Rita. Anna è incita della terza figlia quando le viene diagnosticato un tumore allo stomaco, il consiglio medico è chiaro: un aborto e quindi, immediatamente, le cure. Anna rifiuta la proposta, accetta solo le cure compatibili con la vita della nascitura, Rita nasce settimina, la mamma inizia subito con la chemio e la radioterapia ma due mesi dopo il tumore ha il sopravvento.

Oggi il libro. Si legge in quarta di copertina questo pensiero del papà di Anna, Mario Negri, che rivive i funerali: “Tutta quella gente accorsa per salutare nostra figlia, tutta quella commozione, e le parole così forti, mi hanno dato la certezza che la sua vita, anche se breve, era stata preziosa e importante per chiunque l’avesse incontrata. È stato forse in quel preciso istante, con la chiesa gremita e immersa in un silenzio di pietra, che ho capito davvero chi fosse la mia “bambina”.”

«La vita di Anna merita di essere ricordata – ha detto Maria Teresa Antognazza – non tanto e non solo per la sua coraggiosa scelta finale, ma per tutta la sua vita, la vita di una donna entusiasta, positiva, capace di non deprimersi mai ma di trovare sempre la forza per valorizzare ogni scelta, ogni decisione, fosse pure la rinuncia ad un progetto». Una giovane donna con la vita dentro (ecco il senso del titolo), nel duplice significato: la vita come apertura alla maternità, ma più in generale la vita nella sua pienezza.

«Ad esempio - ha detto Antognazza – seguendo il marito, ambasciatore in Turchia, Anna imparò il turco, il francese – la lingua della diplomazia – insegnò italiano all’università; una scelta contraria alla sua volontà diventava occasione per qualcosa di nuovo, senza recriminare, senza lamentarsi».

«Anna ha scelto ed è andata alla radice della responsabilità nei confronti della vita – ha detto il vescovo Mons. Stucchi – quando e dove questa è più fragile e indifesa. La sua decisione ultima non poteva che essere così come è stata, lineare, indiscussa, fermissima perché la sua umanità aveva questa impronta».

La storia di Anna richiama la vicenda di santa Gianna Beretta Molla: entrambe hanno dato la vita per la vita nascente, ma quella è stata la scelta finale di un’esistenza segnata dalla passione per la vita.

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