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Editoriale

CERCASI

MASSIMO LODI - 01/07/2022

draghiQualche nota sopravvissuta all’afa delle ultime amministrative. Afa, cioè: poca o zero aria di partecipazione. Molti gli “oooh” d’ingiustificata sorpresa: se presenti candidati non intriganti, bisticci all’interno d’una coalizione, chiacchieri di roba nazional-internazionale invece che del territorio, come puoi pensare che ci si affolli alle urne?

E dunque responsabilità massima dei partiti. Specialmente di alcuni partiti. In particolare dei partiti di centrodestra: han fatto gara a ciapanò, benissimo riuscendo nell’impresa -vedi la catastrofe veronese- di favorire i rivali. Il Pd su tutti, perfino in grado di vincere con appesa la zavorra dei Cinquestelle.

Detto questo, interpretare il risultato di tante città in proiezione politica, primavera ‘23, appare un esercizio accademico/miracolistico, per quanto apprezzabile. La scomposizione-ricomposizione in atto nell’intero panorama conservatore, moderato, progressista e radicale non lascia spazio a pronostici certi. Di sicuro si può dire che: 1) se Berlusconi-Salvini-Meloni non s’accordano su leadership e strategia; 2) se Letta fallisce nel costruire un credibile campo largo, cioè il simil Ulivo; 3) se la galassia neo-centrista canna la costituzione d’un vero e proprio terzo polo; 4) se la legge elettorale resta com’è, probabilmente garantendo l’ingovernabilità; 5) se la situazione di guerra resiste a prospettive di pace e quella economico-sociale non si libera dalla stretta inflazione/disoccupazione; 6) se altro di stuporoso e innovativo -ovvero di rivoluzionario- non accadrà, l’ipotesi di un Draghi 2.0 sembra tutto tranne che peregrina.

Può piacere o non piacere, il premier della grande/obbligata intesa. Ma non è lui a volersi reinsediare a Chigi. Sono i partiti a non individuare l’alternativa. E sono i cittadini, disamorati di così deludenti interlocutori, a non creare i presupposti d’una vera, autorevole, forte alternanza democratica. Solo quando votano riconoscibili e concrete figure locali sfuggono talvolta (talvolta: non sempre) al demone del menefreghismo. Un fenomeno di cui la colpa è collettiva: della politica, della società. Perché la prima nasce dalla seconda. E se non cambia la seconda, come fa a cambiare la prima? Cercasi soluzione del guasto. Avanti un bravo meccanico.

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