Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Sport

IL CANESTRO DEL CIGNO

FABIO GANDINI - 01/07/2022

gianfranco_pontiC’era una volta un cinese, due camerunensi e un italiano figlio (e nipote) d’arte… Forse l’incipit di una barzelletta, di quelle di una volta, solo con un orizzonte più ampio (ai tempi eroici la fantasia narrativa si fermava al Vecchio Continente…)?

No, è la storia del primo successo nazionale giovanile del basket varesino da 15 anni a questa parte. Era il 2007 quando l’under 14 della Pallacanestro Varese, coach Giulio Besio in panchina, si laureava campione d’Italia, sbaragliando la concorrenza dei pari età di tutto lo Stivale: da allora ecco un digiuno che non solo ha smesso di rimpinguare una sala trofei storicamente piuttosto nutrita, ma si è riverberato anche sulle prime squadre biancorosse via via succedutesi nel tempo, prive nei loro organici di qualsivoglia prodotto del massimo vivaio cittadino.

A dare la svolta Wei Lun Zhao, figlio del Dragone ma italiano (e varesino) fino al midollo, playmaker acerbo nel fisico ma non nella testa, praticamente un computer. Poi Loic Bosso e Valdo Guimdo, marcantoni camerunensi che a Varese stanno cercando un futuro, qui arrivati grazie ai buoni uffici di un coach, Stefano Bizzozi, che l’Africa l’ha conosciuta bene, da persona di cuore prima che da allenatore. Infine Edoardo Bottelli, tecnica e tiro ereditati via cromosomi da una famiglia che ha amato e ama la Pallacanestro Varese. Loro e i loro compagni, quest’anno, non hanno perso una partita: 34 gare, 34 successi, compreso l’ultimo, il più importante, contro la Stella Azzurra Roma, la Juventus del basket della verde età.

L’under 17 tricolore, contenitore frutto di un reclutamento cosmopolita che ha raccolto anche giocatori serbi e argentini, poi approdati nell’under 19, a sua volta entrata quest’anno nel novero delle prime otto formazioni nazionali, è il paradigma del basket giovanile secondo Gianfranco Ponti. Ed è anche il suo c…anestro del cigno: da oggi le sue strade e quelle di Pallacanestro Varese si dividono per sempre.

E allora il c’era una volta vale anche per la Varese Academy Pallacanestro, uno “spin off” declinato al settore giovanile. Alcuni si arrabbiarono quando usammo questo termine per descrivere il matrimonio celebrato nel 2017, durato cinque anni e finito in un silenzio imbarazzato (e un po’ imbarazzante) che nessuna vittoria può lenire: ai tempi l’urgenza comunicativa fu quella di sottolineare un’osmosi tra le due realtà che nei fatti non è mai esistita. Ed è per questo che le carte del divorzio sono state firmate, già da un anno.

L’imprenditore di Angera tanto ha fatto e altrettanto ha promesso. È passato come un terremoto. Ha cercato atleti in giro per il mondo, alcuni validi, altri meno. Ha cambiato quasi l’intero parco allenatori, con scelte ottime (in primis Bizzozi) e altre forse troppo “esotiche”, facendo nel contempo fuori senza indugio figure che in Pall Va sarebbero volentieri rimaste fino alla pensione. Ha riportato finalmente in Serie A due prospetti, Nicolò Virginio e Matteo Librizzi, a prova di un lavoro tecnico ben condotto ma rispetto al quale – a forza di distinguo – si rimane restii nel dargli i meriti. È entrato e uscito dal consiglio d’amministrazione, ha evocato nuove strutture e compravendite di quote, rimaste sulla carta. E ha guardato i superstiti dell’era a lui precedente sempre con una certa diffidenza, da imprenditore abituato a decidere e a comandare, non da “cattiva persona”.

Pallacanestro Varese l’ha prima accolto speranzosa e anche un po’ costretta nella sua atavica mancanza di pecunia, poi lo ha sopportato più che supportato, ricambiata, in una guerra fredda consumata nel ventre degli uffici, delle sale pesi, delle stanzette secondarie, perché in alto, fuori, tutto doveva rimanere più o meno lindo. Di litigi, di piccole bassezze con entrambe le parti protagoniste, son piene le cronache che mai vedranno la luce.

Infine è arrivato Luis Scola e ha avuto sulla coppia in crisi l’impatto deflagrante di un’amante più giovane, avvenente e ricca. Ora il futuro del basket giovanile della Città Giardino sta in uno storico accordo, tante volte tentato e altrettante volte naufragato, tra il glorioso sodalizio biancorosso e gli storici cugini della Robur et Fides. Staremo a vedere.

Ponti-Varese, non ci siamo mai tanto amati.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login