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Opinioni

AUSSIE O NO?

FLAVIO VANETTI - 07/07/2022

Ross Pelligra

Ross Pelligra

Se devo essere sincero, ne ho viste troppe nel nostro basket per concedere un “endorsement” incondizionato al nuovo corso argentino-australian-americano della Pallacanestro Varese. In anni e anni di lavoro ne ho sperimentate di ogni e mi limito a soffermarmi su tre casi/personaggi. Situazioni in cui il presunto salvatore della patria non si rivelò tale. Comincio da Pasquale Caputo, il mozzarellaro di Chicago che acquistò l’Olimpia Milano da Bepi Stefanel in società al 50% con Joe Bryant, ex stella della nostra serie A e soprattutto papà del compianto Kobe (fu la prima cavolata: nessuno dei due aveva la maggioranza e spesso regnava lo stallo decisionale). Mi ricevette, nella storica palazzina Liberty di via Caltanissetta e nel cuore di un agosto della fine degli anni 90, in braghette, canotta stile Ragno (sì, quella resa celebre da Umberto Bossi) e ciabatte infradito. Aveva i piedi sulla scrivania, non li tolse nonostante l’arrivo del giornalista del Corriere della Sera e la chiacchierata proseguì così fino al termine: Caputo si alzò dal suo stravaccamento solo nel momento di congedarmi. Adolfo Bogoncelli, il grande e aristocratico patron dell’Olimpia, sarebbe inorridito alla visione e al vilipendio dei sacri uffici.

Ma non sottilizziamo sulla forma. Il guaio, piuttosto, fu che la sostanza si rivelò ben peggiore e la gloriosa Olimpia rischiò di sparire (purtroppo per lei anche la successiva gestione di Sergio Tacchini fu insospettabilmente fallimentare ed è bene ricordare che se le “scarpette rosse” sono sopravvissute e ora vivono la grandeur di Armani, è perché il vituperato Giorgio Corbelli prese il controllo della situazione e salvò il club). Ci furono poi le vicende di Gianluca Galimberti, che nel 2015, rinviato a giudizio per “truffa e falsità materiale”, fece suonare la campana per la Juve Caserta, a lungo la miglior espressione del basket meridionale, e quella di Mimmo Barbaro a Reggio Calabria. Strano personaggio, costui, comparso all’improvviso sulla ribalta nel 2001: in un giorno stava comperando la Viola Basket, la squadra (forte e quotata) di pallavolo femminile e stava ingaggiando Carlton Myers e l’accoppiata Gianmarco Pozzecco-Maurizia Cacciatori, all’epoca fidanzati. Carlo Recalcati, coach della Viola, mi mise in contatto con lui, spiegandomi che Barbaro aveva un business nel settore dell’ecologia e dei cantieri stradali. Quando gli parlai – appena sceso dallo yacht dove aveva definito il contratto da 3 milioni di euro di Myers, gratificato di un acconto di 300 mila euro (che Carlton avrebbe poi comunque introitato), gli chiesi proprio, come prima domanda, se questo fosse il suo lavoro. Mi rispose così: “Se scrivi questo, diventi il mio peggior nemico”. Due giorni dopo la famiglia lo fece interdire e tutto crollò in un amen.

Orbene, non ho alcun motivo per ipotizzare che l’aussie Ross Pelligra, nuovo partner di Luis Scola nella Pallacanestro Varese, sia un personaggio come quelli citati. Le credenziali del suo gruppo immobiliare sono solide e immagino che Scola si sia convinto di ciò se è tornato da Melbourne con un accordo nero-su-bianco. Però a mio avviso serve prudenza, prima di emettere giudizi definitivi. Prima di tutto Pelligra è coinvolto anche nel Catania calcio e occorrerà capire quanto il sostegno alla squadra della sua terra originaria lo assorbirà. Poi il secondo aspetto del suo sbarco varesino – la gestione del palasport ristrutturato e dello stadio di calcio, da ripensare in toto – è ancora argomento troppo fluido per consegnarci a delle certezze. Il progetto è solo in embrione e in ogni caso, se decollerà, sarà inevitabile passare attraverso procedure burocratiche ben chiare e dai tempi incerti. Insomma, citando la frase-tormentone di Kimi Raikkonnen, let’s wait and see. Aspettiamo e vediamo. Ma non vorrei nemmeno essere troppo pessimista – anche se l’allenatore, l’americano Matt Brase, è appena stato scelto ed è tutto da vedere che sia una scelta azzeccata – e mi viene anzi da chiudere con una riflessione: augurando al trio Scola-Pelligra-Arcieri (quest’ultimo g.m. della squadra) le migliori fortune, credo che Varese debba essere pronta a vivere e ad accettare un grosso salto culturale, tra basket e dintorni. Forse davvero nulla più sarà mai più come prima, ma almeno in questo caso potrebbe essere molto positivo.

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