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Zic & Zac

BRICS

MARCO ZACCHERA - 07/07/2022

bricsOgni giorno sono sempre più stupito dai mille articoli o dibattiti televisivi che non colgono il cuore dei problemi.

Nei giorni scorsi, per esempio, ci sono stati quattro importanti appuntamenti internazionali: il 14° incontro tra i leader della Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) che è stato sostanzialmente ignorato dai media italiani, il vertice europeo che ha detto “no” alla richiesta di Draghi a fissare il prezzo massimo mentre nella stessa occasione con molta enfasi si è invece annunciata l’apertura delle trattative per far entrare in Europa l’ Ucraina, Moldavia e – in prospettiva – anche la Georgia.

È seguito un G7 che ha ribadito la necessità di sanzioni alla Russia e di forniture anche militari all’Ucraina e poi – a Madrid – il vertice NATO che ha aperto a Svezia e Finlandia ma anche dato ad Erdogan, di fatto, mano libera contro i Curdi.

Tante chiacchiere, ma poca concretezza sul problema cruciale ovvero l’appoggio economico che di fatto tante nazioni stanno offrendo a Putin, così come ancora una volta viene sottovalutato il concetto che se il prezzo del gas continuare a crescere si crea un grande vantaggio economico proprio per la Russia.

Credo che neppure un italiano su cento sappia cosa sia la Brics che rappresenta però una intesa politica ed economica sempre più stretta tra Paesi che “pesano” il 40% della popolazione mondiale e un quarto del PIN del globo. La Brics sta diventando di fatto una intesa sempre più salda non solo tra Paesi di grande importanza strategica, ma proprio tra quelli che sembrano avere maggiori margini di crescita ed è evidente come sia verso di loro che guardi Putin, bloccato ad ovest sul fronte ucraino.

Non solo, dietro i paesi Brics ci sono anche il Messico e tutta l’America latina, il Sud-Est asiatico e l’Asia Centrale, l’Africa e la Turchia con buona parte del Medio Oriente e soprattutto gli Stati del Golfo.

Parlare di sanzioni a Putin e non tener conto di questi aspetti globali è perlomeno bizzarro, al di là di ogni logica politica, militare o di doveroso sostegno a Kiev.

Il mondo si schiera: da una parte il blocco UE-USA che si è bruciato buona parte dei rapporti con l’area Brics (schierata pesantemente contro gli USA), dall’altra la realtà di questi tanti Paesi in sviluppo e che (purtroppo) oltre a continuare i rapporti con Putin spesso si fanno pochi problemi di carattere ambientale, sociale, di sfruttamento del lavoro e delle risorse: è un rapporto asimmetrico, ingiusto, ma dal quale noi rischiamo di uscirne doppiamente sconfitti.

Certamente sarebbe una sconfitta anche per tutto il pianeta – per esempio per i risvolti ambientali – ma è curioso (e anche assurdo) che mentre in Europa ci si auto-limita nella produzione di auto, nei consumi ecc. sepolti da mille normative restrittive dall’altra parte non ci si faccia scrupoli, o ce ne si faccia molto meno, quasi non abitassimo tutti in una casa globale.

Mentre ogni sforzo ambientale europeo sarà quindi vanificato dal comportamento altrui noi non abbiamo né la capacità né la forza di imporre alcunché e allora non lo diciamo, esorcizzando la realtà.

Senza considerare i danni che le sanzioni producono anche a chi le impone (vedi inflazione e crisi della nostra economia) andrebbe ammesso che alla fine Putin purtroppo non ne ha gran danno.

Sono molto scettico sull’attuale trasparenza dell’informazione anche perché se la Russia riesce a non farsi contenere a sudest (e purtroppo ci sta riuscendo benissimo) è evidente dove e con chi andrà ad allearsi in futuro, in primis con la Cina. Il risultato è che le sanzioni avrebbero senso se fossero davvero globali e non se di fatto applicate solo dalle nazioni del G7.

È un giro vizioso in cui l’Europa è del tutto perdente e sempre più debole, aspetto di cui non si ha però appunto il coraggio di parlare sui media preferendo sfornare “vertici” con tanti inutili sorrisi, foto ed abbracci.

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