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Politica

CAMBIARE

GIUSEPPE ADAMOLI - 15/07/2022

elezioni-lombardiaLa prossima primavera si voterà per la Regione Lombardia. Il tempo delle decisioni per attuare un forte rinnovamento politico è arrivato. Una buona e seria competizione di uomini e idee è nell’interesse di tutti, da destra a sinistra.

Ecco qualche spunto sui nodi molto concreti e difficili che il centrosinistra si trova davanti: la coalizione; il programma; il candidato presidente; il modo di sceglierli.

LA COALIZIONE. E’ indispensabile formarne una solida. In Regione vince il candidato che al primo turno ottiene un voto in più. Non c’è ballottaggio come nei Comuni. La coalizione deve essere perciò la più ampia possibile ma perché possa poi funzionare è imperativo che sia fondata su punti di programma netti e specifici e non su pagine infinite e vaghe.
Il nodo critico dell’alleanza fra centrosinistra e cinquestelle, comunque meno dirimente che a livello nazionale, va sciolto su questo piano senza pregiudiziali da una parte e dall’altra.

IL PROGRAMMA. Non può occuparsi quasi solo di Sanità e Welfare. Vero che circa i 2/3 del bilancio regionale sono dedicati a questi settori ma le funzioni regionali sono molto più ampie e determinanti anche nelle materie su cui non c’è un’esposizione finanziaria diretta. Governo del territorio, Trasporti, Infrastrutture, Lavori Pubblici, Formazione professionale sono questioni imprescindibili. Anche se è il governo nazionale a stanziare i fondi nel proprio bilancio, le scelte su come e dove spenderli sono e debbono essere regionali e delle autonomie locali.

IL CANDIDATO PRESIDENTE. Oggi è di moda la domanda: un tecnico o un politico? C’è del semplicismo in questo dualismo. Mi spiego con un esempio. Mario Draghi è davvero solo un tecnocrate? Alla presidenza della Bce ha svolto un grande ruolo politico paragonabile a quello di un capo di governo e così è ricordato in Europa e nel mondo.

Draghi può piacere o non piacere – non è questo di cui voglio discutere oggi – ma un candidato con queste caratteristiche, che temo non ci sia, andrebbe benissimo per la Lombardia perché sarebbe comunque eletto dai cittadini, non essendoci altra possibilità. Come naturalmente andrebbe bene qualcuno con una forte sensibilità politica e una positiva esperienza di pubblica amministrazione. Meno bene, a mio avviso, uno che abbia fatto solo politica nei partiti. Il candidato prescelto dovrebbe poi restare in Regione anche in caso di sconfitta per guidare l’opposizione.

Sento dire che se davvero si mantenesse in piedi la candidatura di Letizia Moratti con la possibilità della spaccatura del centrodestra si farebbero avanti personaggi che oggi non vogliono apparire. Non azzardo previsioni su ciò che succederà sul quel fronte. Ecco, vorrei un candidato che abbia la passione per l’amministrazione regionale e non solo per la presidenza regionale.

LA SCELTA. C’è chi opta per le primarie e chi per la decisione dei partiti della coalizione.
Sono pragmatico: se la coalizione è in grado di prendere una via sinceramente unitaria lo faccia e rapidamente.
Penso però che nell’attuale condizione, con leadership di partito deboli e basi sociali ristrette, le primarie, rigorosamente regolate, siano una buona opportunità Ad una condizione però: i vari candidati possono accentuare questo o quell’aspetto specifico ma debbono restare tutti dentro una cornice politico-amministrativa riconoscibile e condivisa.

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