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Politica

SPARARLE GROSSE

GIUSEPPE ADAMOLI - 09/09/2022

draghiDraghi ha più volte affermato, in particolare al Meeting di Rimini, che la sua agenda di cui si continua a parlare e polemizzare è in fondo un metodo. Un’attenuazione auto-compiaciuta.

In realtà Draghi ha avuto una limpida impostazione politica: atlantismo, Europa, sostegno all’Ucraina, campagna delle vaccinazioni, impostazione e prima fase attuativa del PNRR, estrema attenzione ai conti del bilancio.

Ma se andiamo al fondo del suo metodo, allora quale è stato il nocciolo duro? I partiti discutevano e lui decideva facendo la sintesi per sottoporla al Parlamento. A tale riguardo è interessante leggere come si siano comportati i maggiori partiti al governo.

Il Pd e Italia Viva (il primo con più linearità) lo hanno sostenuto fino in fondo. Berlusconi quasi, ma si capiva bene che non vedeva l’ora di tornare in Parlamento (il tempo sfugge via) magari da presidente del Senato (penso con inquietudine cosa ne direbbero in giro per il mondo).

Più complicati i casi di Salvini e di Conte. Salvini condivideva ben poco delle scelte del governo, vedi l’atteggiamento verso Putin, la ritrosia sulle sanzioni, la richiesta di scostamenti di bilancio (aumento del deficit) respinta bruscamente da Draghi. Ma alla fine si sentiva costretto ad appoggiarlo.

Ancora più singolare il caso di Conte che ha deciso di affondare il governo – forse senza soppesarne gli effetti – quando Draghi stava cominciando a discutere concretamente anche con i sindacati dei famosi “nove punti sociali” dei cinquestelle.

Da ciò scaturiscono delle conseguenze rilevanti. Berlusconi e Salvini si troverebbero a sostenere un probabile governo Meloni che ha nettamente spostato a suo favore la filiera di comando del centrodestra, sempre più destra.

Da parte loro, Calenda e Renzi, accesi sostenitori dell’agenda Draghi, potrebbero rendere più probabile il successo dell’unica forza, Fratelli d’Italia, che a quella agenda si è sempre opposta.

In tale quadro è comprensibile lo stupore dell’Europa e della stampa estera per la vicenda Draghi e soprattutto lo sbandamento degli elettori e la loro propensione all’astensione.

C’è solo da augurarsi che i partiti con maggiori possibilità di vincere la smettano di spararle troppo grosse: flat tax e blocchi navali anti immigrati, per citare due soli esempi, non sono realizzabili e sarebbero comunque sbagliati e ingiusti, nell’attuale condizione sociale ed economica.

Sarebbe molto meglio pensare a come garantire che il PNRR sia portato a termine con coerenza e che il peso italiano in Europa, che con Draghi era cresciuto, non sia drasticamente ridotto. Quando sento parlare di Europa come di politica estera vengo preso dai brividi.

In ogni caso la vera sfida, soprattutto per il centrosinistra in affanno, è il recupero delle persone che si sentono emarginate. Ridare a loro una fiducia nel futuro non è una necessità elettorale ma l’esigenza di un Paese maturo e democratico.

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