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Fisica/Mente

QUARTA DOSE

MARIO CARLETTI - 09/09/2022

????????????????????????????Mi farebbe davvero piacere poter dire in queste righe che c’è una indicazione ben precisa, certa, univoca di come comportarsi al ritorno dalle vacanze riguardo alla quarta dose. Però non sono uno scienziato in grado di dare una soluzione, vorrei allora semplicemente portare un po’ di conoscenze (certificate) per poi mettere le singole persone in grado di scegliere.

Credo che ormai sia non solo una questione sanitaria, perché in questi anni chiunque abbia preso una decisione (ovviamente dettata dalle conoscenze di quel momento condivise dal mondo scientifico) è stato poi deriso o massacrato in tempi successivi quando la stessa non si è dimostrata perfetta.

Sanità quindi anche luogo di scontro politico per sostenere una o l’altra campana. La domanda è quindi quale booster scegliere al rientro dalle vacanze? Ricordo che il booster (prende il nome da quei motori che danno una spinta supplementare in un certo momento del viaggio spaziale) è una dose richiamo su una base vaccinale già somministrata.

Vale la pena di ricordare come funzionano le vaccinazioni: alcune fatte una volta nella vita producono una risposta immunitaria nel nostro organismo che ci accompagna fino alla morte, altre invece una protezione che scema nel tempo e va periodicamente riattivata. Il vaccino del morbillo (virus) ci protegge per tutta la vita, quello del tetano (battere) per circa dieci anni. Vuol dire che se io vado ad analizzare con test biochimici nel sangue quanti “soldati” sono ancora attivi contro il morbillo, dopo anni trovo lo stesso numero (più o meno) dell’anno della vaccinazione, nel caso del tetano ne trovo (dopo circa 10 anni) meno della metà e da qui la necessità di fare il richiamo per questa malattia periodicamente.

Questo accade però per forme stabili (virali o batteriche), cioè che restano sempre le stesse, non mutano, si presentano sempre con lo stesso identikit al nostro sistema immunitario di difesa. Nel caso Sars Cov 2 si aggiunge quindi una terza importantissima incognita, cioè che il virus cambia, non ha più la stessa faccia, si presenta in un altro modo diverso dal precedente.

La risposta assoluta è quindi evidente, ad oggi non esiste una quarta dose booster unica in grado di risolvere tutti i nostri problemi. Probabilmente nemmeno mai esisterà visto le caratteristiche mutanti dell’aggressore. Chi aspetterà un mese, due, tre ed oltre avrà sempre a disposizione un vaccino che sarà specifico contro la variante per la quale è stato costruito (ad esempio Omicron) ma magari inutile per una variante nel frattempo emersa.

Dal punto di vista pratico oggi la soluzione ideale per noi umani sarebbe avere a che fare con varianti covid simil influenzali vale a dire che provochino una malattia ma facilmente curabile (quindi convivenza).

Quale scopo ha quindi questa quarta vaccinazione? Nessuno sostiene che sia la panacea contro la malattia e che soprattutto eviti il contagio ma semplicemente riporta la protezione contro il virus della variante specifica a livelli più elevati.

Poiché l’obbiettivo attuale del Ministero della Salute è quello di rendere l’infezione la meno grave possibile (è dato quindi per scontato che ciascuno possa reinfettarsi) per non gravare sul sistema sanitario e nello specifico sulle rianimazioni, si pensa cosi di proteggere la fascia di popolazione (statisticamente) più esposta a forme gravi. Da qui l’indicazione al quarto booster per quelli che hanno più di 60 anni e sono fragili.

Diciamo che sono indicazioni di massima precauzione in base ai dati attualmente in possesso della sanità internazionale.

Questo anche perché in generale l’autunno con le variazioni climatiche, il ritorno al lavoro, la scuola eccetera espongono a maggiori possibilità di contagio e già qualche segnale di recrudescenza del virus (anche se con basse ospedalizzazioni in terapia intensiva) è stato segnalato.

I soggetti che non rientrano nelle categorie ‘fragili’ possono quindi attendere anche i nuovi vaccini. Il sogno per il quale si lavora è un vaccino unico a copertura vasta che non debelli il contagio ma attenui l’aggressività della malattia.

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