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Politica

RIBALTONE

GIUSEPPE ADAMOLI - 30/09/2022

La mappa del voto in Italia: in azzurro il centrodestra

La mappa del voto in Italia: in azzurro il centrodestra

Cambiamento d’epoca in Italia. Atteso ma non per questo meno clamoroso.
Nessunissima discussione su chi abbia vinto, semmai su chi abbia perso di più.

GIORGIA MELONI, con tutto il rispetto per il ruolo del Capo dello Stato, andrà al governo. Non mi fa paura il suo passato, su cui non ho mai speculato, ma non condivido il presente della sua squadra e delle sue proposte. Cito pochissimi esempi: l’ambiguità sull’Europa; “Dio Patria e Famiglia” giocati in una logica di conservazione anziché di apertura culturale e sociale; la pratica impossibile dei blocchi navali anti immigrati; la chiusura sui diritti civili. E molto altro.
Mi pongo una domanda: l’enorme delusione di SALVINI (rasentata l’umiliazione) sarà un punto di forza o di debolezza del governo della MELONI? Che ruolo avrà? Credo non gli Interni, gli Esteri, l’Economia e la Difesa. Un leone ferito?
Molti parlano dell’ulteriore indebolimento di BERLUSCONI ma io considero il suo risultato un quasi miracolo e penso che MELONI lo utilizzerà soprattutto in una funzione di vero o apparente ponte moderato verso l’Europa.

Pesante e senza appello la sconfitta del Pd battuto come partito e come coalizione. Era circondato, a destra e a sinistra, da ex alleati con la rabbia in corpo e la domanda se si era fatto tutto il possibile per evitare questa situazione dovrebbero porsela anche loro.
Mi limito a tre considerazioni:
1) La retorica del voto utile si è smontata da sé con i sondaggi che davano per persa la partita trasformandola in una gara proporzionale dove ciascuno ha votato per il proprio partito.
2) È sembrato a molti discutibile il no alla coalizione con Conte e il si a FRATOIANNI e BONELLI e questo si è prestato a strumentalizzazioni fortissime e indecenti. Ma dopo che CONTE aveva contribuito in modo determinante a silurare DRAGHI era difficile fare diversamente.
3) ENRICO LETTA ha subito dichiarato dopo il voto che porterà il Pd al congresso ma non si ricandiderà. Giusto così anche se mi dispiace per lui, persona seria e molto preparata che quando dice una parola poi la mantiene.

Il M5S ha preso meno della metà del 2018 ma ha recuperato nelle ultime settimane ottenendo un buon esito. Astuto ed efficace CONTE nel presentarsi ancora come l’anti establishment dopo aver guidato due governi ed essere stato pesantemente presente nel terzo di DRAGHI. Mi piacerebbe sapere se l’improvvida scissione di DI MAIO sia stata solo farina del suo sacco o chi, eventualmente, l’abbia spinto e agevolato.

Quanto a CALENDA e RENZI, il risultato è sotto le aspettative. L’agenda DRAGHI senza DRAGHI non poteva funzionare. Non li considero, a differenza di tanti nel centrosinistra, come inclini al centrodestra ma la vis polemica contro il Pd è servita solo a tarpare le ali al loro ex partito. Non chiedo nemmeno un’autocritica: impossibile.

Si tratta adesso di ricostruire un fronte alternativo alla destra che, con pazienza e volontà rinnovatrice, si ponga come una forza di governo all’opposizione senza ideologismi ed estremismi devianti.
Soprattutto si tratta di riconoscere apertamente che la democrazia in Italia funziona e che l’alternanza di governo può spiacere ma ne è un fattore qualificante. Ne sono convinto.

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