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Attualità

PATRIOTTISMO

SERGIO REDAELLI - 14/10/2022

patriaEvviva l’Europa dei patrioti, proclama Giorgia Meloni nel videomessaggio all’estrema destra spagnola e promette di trasformare le sue idee “in concrete politiche di governo, come già stanno facendo i nostri amici della Repubblica Ceca e della Polonia e come spero faranno svedesi, lettoni e gli spagnoli di Vox”. La premier in pectore torna a sventolare il vessillo del patriottismo, una parola dal significato controverso. Per Balzac è l’egoismo di una nazione. Per Voltaire, desiderare la grandezza del proprio Paese equivale ad augurare il male ai propri vicini. Per Giuseppe Mazzini è invece la leva per operare per la libertà e la dignità dei popoli.

Sul Corriere il politologo Ernesto Galli della Loggia avverte che “il patriottismo non può essere il monopolio di nessuno. Il patriottismo non è un’opzione politica, talché si finisca per concludere che sarebbe patriota chi la pensa come noi e invece non lo sarebbe chi ha opinioni diverse o magari opposte”. “Soltanto in democrazia – conclude – è garantita a tutti la più ampia libertà di pensiero e quindi il vincolo patriottico può includere virtualmente ognuno”. Di certo non è in contraddizione con i concetti di pacifismo e di europeismo, come insegna l’esempio di Giuseppe Garibaldi, patriota per definizione in tempo di guerra non solo al servizio dell’Italia.

A dispetto della sua fama, Garibaldi non era guerrafondaio e pensava alla pace e alla nascita di una federazione europea. In “Scritti e discorsi politici e militari” suppone che l’Europa formi un solo Stato: “Chi mai penserebbe a disturbare in casa sua questa sovrana del mondo?”. E allora “non più eserciti, non più flotte e immensi capitali, strappati quasi sempre ai bisogni ed alla miseria dei popoli per essere prodigati in servizio di sterminio, sarebbero convertiti a vantaggio del popolo e allo sviluppo dell’industria, al miglioramento delle strade, alla costruzione dei ponti, allo scavo dei canali e all’erezione delle scuole che toglierebbero alla miseria e all’ignoranza tante povere creature”.

Immaginare un patriottismo europeo cozza però con l’Europa delle patrie. Per arrivare a un continente in grado di decidere per tutti coloro che ne fanno parte e di interloquire alla pari con le superpotenze mondiali Cina, Usa e Russia, occorre paradossalmente meno sovranità dei Paesi membri. Il principio dell’Europa delle patrie caro nel secolo scorso al generale francese Charles de Gaulle e che tuttora ispira il nazionalismo dei sovranisti e della Meloni, impedisce la creazione di uno Stato supernazionale. Concede troppo spazio al potere di opporsi dei singoli Paesi e pretende l’unanimità nelle decisioni. La logica dei confini nazionali è controproducente.

Montanelli ironizzava: “Quando si farà l’Europa unita, i francesi ci entreranno da francesi, i tedeschi da tedeschi e gli italiani da europei”. Il futuro va costruito. Papa Francesco elogia l’attaccamento dei popoli alla propria patria ma non fa mistero di essere il primo anti-sovranista. In un’intervista alla Stampa di qualche tempo fa rifletteva che “il sovranismo è isolamento, è un atteggiamento di chiusura che porta alle guerre”. E nell’introduzione al libro di Joseph Ratzinger “La vera Europa – Identità e missione”, edito per il 50° delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e l’Unione Europea, invita a riscoprire, con Benedetto XVI, l’Europa dei padri fondatori.

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