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Fisica/Mente

IO VALGO

MARIO CARLETTI - 28/10/2022

alluceLa patologia più diffusa del piede è l’alluce valgo. È caratterizzata dallo spostamento verso l’esterno della base del primo dito del piede (alluce), con conseguente spostamento dell’apice verso le altre dita, e verso l’esterno del primo metatarso.

Il progredire della malattia porta a deformazione più o meno evidente dell’articolazione, a dolore anche intenso, ed influisce in modo negativo sul movimento articolare.

Tra la base del primo dito del piede ed il primo metatarso vi è una articolazione caratterizzata dalla presenza di una borsa che si può infiammare causando dolore acuto e determinando una deformazione a “cipolla” caratteristica.

Il progredire della patologia può portare alla sovrapposizione del primo sul secondo dito del piede.

In realtà vi sono caratteristiche anatomiche congenite (e parzialmente ereditarie) del piede che espongono più facilmente a questo tipo di patologia (ad es piede piatto).

Esistono però anche cause secondarie come scarpe particolarmente strette in punta, troppo piccole di misura o con tacchi eccessivamente alti che tendono a caricare in modo particolare la testa del primo metatarso e la sua articolazione con il primo dito. Tutte situazioni quindi che non permettono all’alluce una posizione ideale ed un carico al suolo ben distribuito.

Infine ci sono altre cause predisponenti, patologie come la gotta o l’artrite reumatoide, la sindrome di Marfan (alterazione in generale del tessuto connettivo), o legate ad una anatomia ossea non corretta (lunghezza primo metatarso).

Molto spesso le prime avvisaglie di malattia non vengono subito colte anche perché possono essere non particolarmente dolorose/fastidiose.

Quando invece la pelle nella zona diventa tesa ed arrossata, il dolore si fa acuto, lo spessore della cute tende ad essere evidentemente aumentato ed incominciano a manifestarsi le prime difficoltà al cammino, la patologia emerge in modo chiaro.

In tempi successivi, se non si interviene, l’infiammazione da acuta diventa cronica e possiamo assistere anche ad ulcerazioni della pelle, lesioni vere e proprie dell’osso ed una conseguente netta alterazione della funzionalità del piede.

Il passo successivo può essere una variazione della dinamica del piede e di conseguenza del movimento con sindromi anche posturali, visto l’importanza dell’alluce nella deambulazione.

I primi interventi da fare sono generalmente conservativi e mirano ad alleviare il dolore: quindi evitare di stare a lungo in piedi (e quindi in carico), usare il ghiaccio localmente come antiinfiammatorio con impacchi, scegliere una scarpa idonea che protegga dagli urti la zona infiammata, sostenga in parte la zona plantare per scaricare la prima articolazione e sia relativamente ampia nella parte anteriore in modo ma non andare a comprimere la zona della “borsa”. Possono essere anche usate piccole ortesi che distanziano le dita, raddrizzano l’alluce e tendono a portare il rapporto tra 1°metatarso ed alluce in correzione.

Tutti questi interventi in realtà sono palliativi perché non vi è la certezza del recupero della funzionalità articolare ma semplicemente, e nel migliore dei casi, un contenimento della sintomatologia. A seguire poi potranno essere utilizzate ortesi fatte su misura, fisioterapia locale antalgica/antiinfiammatoria, ed ovviamente farmaci sia per via orale che (raramente) per via intra articolare (infiltrazione).

Molto spesso l’unica soluzione (se naturalmente le terapie non invasive non hanno successo) è l’intervento chirurgico che mira attraverso tecniche diverse a ristabilire i corretti rapporti articolari.

Le aspettative di guarigione sono naturalmente legate alla gravità della lesione, al tipo di intervento, alla riabilitazione ed alla abilità dell’operatore come in tutta la chirurgia.

Grande attenzione va invece posta nella prevenzione qualora si abbia una storia famigliare: una corretta igiene della scarpa e del piede (oltre che del peso e delle attività fisiche) sono sempre fattori determinanti almeno nel ritardare l’insorgere della patologia o nel renderla meno dolorosa ed invalidante.

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