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Società

VARESE FA

ANNA MARIA BOTTELLI - 03/11/2022

baggioHo sentito parlare dell’Ospedale militare di Baggio in famiglia o tra amici per la nota funzione delle visite di leva, ma non mi era mai capitato di entrarci fino a qualche giorno fa, il 29 ottobre, in occasione dell’esame delle Crocerossine, al termine dell’impegnativo biennio di studi teorici e di pratica ospedaliera. Già il 22 ne sono state esaminate 25, poiché da quest’anno la Direzione regionale ha scelto di accentrare in poche sedute le candidate provenienti dai vari Ispettorati lombardi, favorendo così tra tutti – docenti, discenti e collaboratori vari – il formarsi di un clima simpatico di scambio amicale e di utile conoscenza.

L’Ospedale di Baggio, riconvertito a partire dal 2018 in COM ovvero Centro Ospedaliero Militare del Corpo sanitario dell’Esercito Italiano, è situato a Milano e ha una storia che ha appena compiuto novant’anni. Nel 1926 il Regio Esercito volle sostituire l’antico Ospedale militare di Sant’Ambrogio dando inizio appunto in zona Baggio a una nuova costruzione, nel 1928, in stile Art déco, variante neorinascimentale. L’Ospedale fu terminato nel giro di tre anni e inaugurato nel 1931. Fu per quegli anni un progetto all’avanguardia, con padiglioni di forma classica, di gusto geometrico e misurato, indipendenti ma collegati, palazzine tra i viali alberati, giardini e cortili.

L’impianto così strutturato mi ha ricordato la disposizione dei vari padiglioni del Policlinico S. Matteo di Pavia, disposti appunto anch’essi tra il verde e i viali alberati. Al COM si possono osservare numerose decorazioni e altrettanti fregi sui vari immobili, tanto da essere reso già a suo tempo accogliente e moderno e non cupo e austero. Un alto muro di cinta, con la scritta ripetuta “limite invalicabile – zona militare “ ne fissa il perimetro.

L’ospedale, che ricevette l’Ambrogino d’oro nel 2003 come segno di riconoscimento da parte della città di Milano, fu sede del servizio per le visite di leva fino agli inizi degli anni 2000, quando la leva non divenne poi più obbligatoria. Ora è rimasta la sede del Dipartimento di Medicina Legale e una palazzina è diventata un ambulatorio per i civili. Durante la recente pandemia COVID-19 è stato un centro di riferimento per la quarantena di soggetti positivi e, dall’aprile 2021, anche sede vaccinale.

Sabato 29 ottobre, in una giornata autunnale paradossalmente calda, nella Sala delle Conferenze di una palazzina poco distante dall’ingresso del COM, si sono svolti gli esami delle 26 allieve, future Sorelle CRI. Come sempre la tensione pre-esame non è mancata ma il buon esito successivo ha reso il clima al termine allegro e gioioso. L’Ispettrice regionale, Sorella Ornella Zagami, invitando ogni gruppo per la consegna della Croce da fissare sull’uniforme e per la foto di rito, ne ha definito con appropriate parole le peculiarità, sottolineandone le caratteristiche e le varie capacità di risposta. Con simpatia, rivolgendosi al “gruppo Varese”, ha rimarcato l’ottima capacità lavorativa – in silenzio – di tutte le Sorelle chiamate nei vari servizi. Varese fa, Varese c’è, Varese senza proclami, agisce.

Credo che le parole dell’Ispettrice abbiano fatto piacere a tutti noi varesini presenti, o meglio varesine: ne hanno sottolineato la nostra caratteristica, la nostra indole, quella di saper sempre intervenire spontaneamente nel bisogno, senza essere continuamente sollecitati. Hanno riempito di orgoglio i presenti per il lavoro di squadra che in CRI si cerca sempre di fare, valorizzando il lavoro del passato e sostenendo quello del futuro.

Da un lato un doveroso ringraziamento a tutto lo staff organizzativo della piacevole giornata e dall’altro l’augurio di proficuo lavoro alle nostre cinque infermiere volontarie che si aggiungono alle numerose crocerossine attive nei vari servizi, proprio nel novantesimo anno di fondazione. Ad multos annos!

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