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Politica

DIETROFRONT

ROBERTO CECCHI - 11/11/2022

meloniCi risiamo. Francamente, veniva fatto di pensare che le elezioni appena svolte, avrebbero interrotto la frantumazione politica, la balcanizzazione, del nostro Parlamento. C’illudevamo che l’esordio in Fiat 500 bianca, con cui la neo presidente del Consiglio si è mostrata al cospetto del Capo dello Stato, volesse dire l’inizio di una stagione di basso profilo, attenta e pragmatica sulle cose da fare. E invece, nell’arco di nemmeno quindici giorni, è tornato tutto come prima. Col ministro dell’Interno che non dismette la faccia da prefetto (qual è), per darsi una parvenza di neo-politico (forse potrebbe bastare anche un sorriso di circostanza ogni tanto). E invece, nemmeno per sogno. Imbastisce un decreto legge per impedire i rave party che peggio non si può, sicuramente oltre le intenzioni di chi l’ha scritto. Fa drizzare le orecchie all’intera collettività, compresa la maggioranza di cui fa parte, preoccupata che con un dispositivo del genere non si possano fare più neanche le riunioni condominiali (come ha scherzato Fiorello). Per cui, adesso, si fa dietro front, le correzioni necessarie si rimettono al Parlamento, in sede di conversione in legge, per evitar di trovarsi con una democrazia dimezzata. Non potevano pensarci prima, invece di avventurarsi con spregiudicatezza su questioni istituzionali tanto delicate? Oltretutto, pare che da altre parti, in Europa, abbiano disciplinato i rave party (che evidentemente non sono più tanto rave) in modo tale da farci anche un affare (Corsera 3.10.22).

In contemporanea, è arrivata la questione dei no-vax. Quella dei medici obiettori anti Covid. Adesso non sono più sospesi, vengono reintegrati come se nulla fosse. Tutto è perdonato e si ritorna in corsia. Che la storia dovesse finire così era comunque nell’aria. Forse non si potevano prendere provvedimenti più severi come il licenziamento. Ma il reintegro poteva esser fatto meglio. Bisognava dir loro che hanno sbagliato. Che non si può esercitare la professione medica contro la medicina. Quando si fa parte di una collettività scientifica, adeguarsi alle sue regole è un dovere. E farlo in un momento come quello che abbiamo appena passato, ancora di più. Perché siamo stati in una situazione davvero complicata, in cui nessuno doveva avere l’ardire di obbiettare sul significato dei dati, sconcertando la collettività meno informata. E invece, da come son state fatte le cose, parrebbe quasi che questo sparuto gruppo di disadattati sociali, avesse ragione.

Non basta. Nell’arco di pochi giorni ci sono state altre furiose polemiche. Sulla questione dell’ergastolo ostativo e sul limite del contante a 5.000-10.000 Euro. Poi, la manifestazione di Predappio, davvero sgradevole. Ma forse, quel che ha fatto più scalpore è stata l’entrata gamba tesa (forse le gambe erano due) sui Beni Culturali da parte del neo sottosegretario Vittorio Sgarbi (un vecchio amico, per la verità), che ha detto la sua su tante cose, nel consueto discutibile stile. A partire dall’opportunità o meno del biglietto gratuito per l’ingresso ai musei, passando per la questione delle pale eoliche (che ha sempre odiato) e per finire con la deprecata demolizione dello stadio di S. Siro a Milano, sul quale s’è trovato in compagnia di Salvini. Il neo ministro dei Beni Culturali, Sangiuliano, nonostante il nome, non sapeva più a che santo votarsi e per distrarre l’attenzione dai temi sollevati dal suo sottosegretario, si è accanito senza motivo sugli Uffizi, per il fatto di essere stati chiusi al pubblico durante il ponte del 1novembre.

Può darsi che tutto questo siano solo delle schermaglie tipiche dei nuovi adepti, dovute all’entusiasmo un po’ smodato di chi riesce a prendersi il governo del Paese, dopo decenni di opposizione. Ma forse non si tratta di una contingenza. Con la Lega che nei sondaggi viene data manifestamente in flessione. Mentre FdI è ancora in crescita e la sua segretaria-presidente del Consiglio che, in questi giorni, ha sfondato il tetto del 40% di gradimento personale, forse siamo ancora all’interno di una crisi di sistema. Ci aspettano giorni complicati.

 

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