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Urbi et Orbi

PONTI D’AMORE

PAOLO CREMONESI - 11/11/2022

AVSI in Uganda a Kitgum

AVSI in Uganda a Kitgum

C’è linfa varesina nella storia di Avsi che ha festeggiato a Roma nell’ imponente cornice del museo Maxxi i suoi primi cinquant’anni.

E non solo per l’ormai tradizionale presepe vivente che da anni allieta il sagrato di San Vittore sotto Natale ma perché alcuni dei protagonisti della storia di questa Ong sono nati e cresciuti proprio nel capoluogo lombardo.

È il caso di Enrico e Giovanna Guffanti che insieme a Peppe e Luisa Nicora decisero, nel lontano 1969, di lasciare i comodi salotti varesini per raggiungere Kitgum in Uganda e prestare la loro opera all’ospedale missionario Saint Joseph. Da questa pionieristica presenza nascerà la collaborazione con Avsi per migliorare la qualità dei servizi sanitari offerti e favorire una presenza chiara e definita del personale.

Dice Filippo Ciantia, altro varesino che ha diretto l’ospedale africano durante gli anni ottanta: «Grazie anche al sostegno di Avsi è stata garantita la presenza di medici espatriati e un sostegno in termini di medicinali, attrezzature mediche, corsi di formazione, riuscendo a coprire il 40% delle spese».

La storia della Ong, nata nel 1972 con un primo, timido, progetto nell’ex Zaire, oggi Repubblica democratica del Congo, è un percorso di volontari che mettono al centro della loro azione la persona. «Cerchiamo di dare sempre un volto umano al nostro lavoro. Ciò vuol dire guardare i bisogni di ognuno e accompagnare le comunità nel loro percorso di sviluppo in cerca di una vita migliore a partire dalle loro stesse risorse» sottolinea il direttore Giampaolo Silvestri.

Concetto ripreso dal segretario di Stato vaticano Pietro Parolin presente all’incontro: «L’azione paziente e costante di servizio all’umanità di entità espressione della società civile come Avsi - ha osservato il cardinale – dimostra che c’è ancora spazio per fare il bene. Ogni giorno milioni di persone di buona volontà si mobilitano per cercare di migliorare il nostro mondo, ponendosi al servizio della famiglia umana così sofferente e bisognosa. La vostra testimonianza e la vostra azione creativa, concreta e professionale è una ricchezza per la nostra società. Un segno tangibile di quell’amore che rompe le catene che ci isolano e ci separano, gettando ponti».

L’intervento di Antonio Tajani ha coinciso con la sua prima uscita pubblica in veste di neo Ministro degli Esteri: un numero inusuale di giornalisti e fotografi, di solito estranei ad eventi del genere, ha battezzato le sue parole fresche di giuramento : «La cooperazione allo sviluppo soprattutto verso Africa ed America Latina – ha esordito - è parte integrante della nostra politica estera. Più Italia in Unione Europea vuol dire un Europa che guarda di più al Mediterraneo». Il Ministro ha ricordato che «mai come oggi la disuguaglianza raggiunge i massimi storici: il 10 per cento delle persone possiede il 76 per cento delle ricchezze del mondo e contribuisce con il 50 per cento delle emissioni nocive. Appare evidente che un simile “gap” non può essere colmato solo dalle istituzioni. C’è’ bisogno dell’apporto centrale della società civile e di un approccio globale ai problemi del pianeta: educazione, clima, agricoltura, immigrazione, energia, ambiente sono strettamente correlati». Tutti temi che sono stati approfonditi da una serie di tavole rotonde specifiche all’interno dell’evento denominato Beyond Development”- Oltre lo sviluppo.

Oggi Avsi è presente in 39 paesi con 300 progetti ed uno staff di 2150 persone. Lo scorso anno ha gestito un budget di oltre 91 milioni di euro frutto di aiuti pubblici e privati. Recentemente il portale Open Cooperazione” l’ha inserita nelle top five delle Ong italiane. Pronta per i prossimi cinquant’anni.

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