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Cultura

IL TETRAFARMACO

LIVIO GHIRINGHELLI - 18/11/2022

epicuroPiù di 2000 anni fa il filosofo greco Epicuro si pose il problema di quanto gli uomini pensino di aver bisogno per vivere bene, ritenendosene soddisfatti alla risposta. Quali i desideri reali? Conclusione: tutto ciò che vogliamo veramente è il piacere.

Oggi siamo per lo più soliti associare il termine epicureismo al godimento di buon vino, buon cibo, con la soddisfazione non sempre moderata di appetiti fisici, col seguito di una eccessiva autoindulgenza. Epicuro peraltro poneva l’accento più sui piaceri mentali che su quelli fisici, badando soprattutto a evitare il dolore, che non a perseguire direttamente il piacere.

Fine costante di una persona l’assenza di turbamento, da lui chiamata ataraxia, cioè tranquillità, imperturbabilità. Contro paure e preoccupazioni e in chiave positiva di risoluzione dei problemi e di vita serena, secondo quanto attestato dal discepolo Filodemo di Gadara, Epicuro considerava antidoto il tetrafarmaco: 1) non temere Iddio; 2) non inquietarti per la morte; 3) ciò che è buono è facile da ottenere; 4) ciò che è male è facile da sopportare. La filosofia non è che terapia. Siamo ben lontani da ateismo, immoralità, insaziabilità dei sensi imputati alla dottrina.

Non è negata l’esistenza degli Dei, dotati di una natura tenue e molto remota dai nostri sensi; essi vivono separati al nostro mondo, che non hanno creato; non svolgono alcun ruolo attivo nella gestione quotidiana dell’universo. Perciò non dobbiamo temere alcuna ira divina: il loro stato di assoluta tranquillità e felicità casomai può solo esserci di esempio,

Né va temuta la morte, nessuna ansia in proposito. La morte è solo assenza di sensazione, non contiene né piacere né dolore. La nostra fine è solo dispersione di atomi. Non c’è nessun io permanente. La conoscenza di come funziona il mondo ci rende liberi. Il piacere è la chiave per una vita buona. Epicuro distingue i piaceri attivi o cinetici da quelli statici o catastematici; fisico attivo è quello di mangiare, non oltre il limite, moderatamente. Il filosofo condusse una vita molto sobria, pago di pane e acqua, un po’ di formaggio come lusso occasionale. Il piacere statico è nell’essere sazi e non più affamati nel raggiungere uno stato di appagamento, ma preoccupazione maggiore si connette alla sofferenza mentale, tipo la paura o l’ansia, nel debilitarsi tanto da influenzare tutta la vita di una persona, superando ogni tolleranza. Piacere mentale attivo è nel godere di una conversazione tra amici, mentale statico è nell’assenza di qualunque turbamento, il più importante, un modo per controbilanciare la sofferenza fisica. Tutto rientra nel calcolo edonistico, il processo di riflessione implica giudizio e calcolo. Il dolore rientra solitamente in due categorie: se è intenso, in genere è di breve durata; se è persistente, è anche breve.

Ciò di cui abbiamo bisogno sono le cose naturali e necessarie, davvero molto poco. La ricchezza secondo natura ha confini ben precisi ed è facile assicurarsela. Quella invece che dipende dalle varie opinioni cade in un processo all’infinito. Non si ha affatto bisogno di tendere a cose che comportino lotta. In assoluto resta il tema dell’amicizia. Amico è senz’altro quello di cui ti puoi fidare nel momento del bisogno, secondo la concezione di un flusso di aiuto reciproco in entrambe le direzioni. È comunque un complesso gioco di equilibrio, basato su alcuni presupposti normalmente inespressi. L’amicizia non può mai diventare asimmetrica, pena il diventare una relazione a senso unico, che non può durare, né può ridursi a un mero scambio di favori. E meglio ancora si configura in termini psicologici.

In una breve lettera all’amico e seguace Idomeneo (Diogene Laerzio X, 22) Epicuro così si esprime sulla sua fine: “Ti scrivo, mentre sto vivendo il felice ultimo giorno della mia vita. Mi sono sopravvenuti dolori tali alla vescica e alle viscere, che non ce ne possono essere di maggiori, ma a tutti resiste e contrasta la serenità della mente nel ricordo dei ragionamenti filosofici di un tempo”.

 

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