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Fisica/Mente

E IO PAGO

MARIO CARLETTI - 18/11/2022

diabeteL’approccio alla sanità talvolta può essere, o è soprattutto, sociale, e non solo iper specialistico. Vale a dire che vi sono delle patologie caratterizzate dal fatto che sia per le loro cause che per il loro impatto sulla nostra vita quotidiana, coinvolgono non solo il singolo paziente, ma la comunità tutta.

È il caso ad esempio delle malattie croniche a carattere non ereditario cioè quella vasta famiglia di patologie che è di gran lunga la maggior responsabile delle spese sanitarie nazionali ma che dipende a sua volta da fattori di rischio che implicano l’intervento attivo del singolo soggetto.

Stando sempre a quanto viene riportato dalle stime ufficiali fatte in modo prospettico, tutti i sistemi sanitari dei Paesi evoluti sono a rischio sostenibilità economica, per i costi proprio di queste patologie.

L’impegno economico per queste ultime è molto elevato perché la caratteristica delle malattie croniche a carattere non ereditario è quella di insorgere in realtà relativamente giovanile (sotto 40 anni), durano parecchi anni perché non portano a morte rapida, costano in cure, medicine, accertamenti etc

Altro fattore comune è che possono essere combattute, ma soprattutto prevenute, facendo attenzione a non fumare, fare attività motoria regolare, avere una alimentazione corretta, cioè tutte azioni ad evidente impatto sociale.

Far decrescere quindi queste spese potrebbe aiutare tutti noi cittadini, non tanto a diminuire la spesa sanitaria generale ma, pur mantenendola costante, a poter investire di più per i fragili, le fasce deboli, le malattie acute.

Fanno parte di questa grande famiglia di malattie ad esempio le patologie cardiovascolari, l’osteoporosi, l’artrosi, le malattie croniche polmonari ed altre ancora come il diabete, che porteremo ad esempio.

Il diabete è una malattia legata all’incremento nel nostro sangue del glucosio, una molecola che il nostro organismo assimila con la dieta da diversi cibi comuni (pasta, pane riso etc), la quale può essere incamerata nelle cellule solo in presenza di un ormone che si chiama insulina e che è prodotto dal pancreas. Se non c’è insulina il glucosio resta in circolo aumentando la sua quantità in modo patologico e dannoso.

La prevalenza del diabete nei Paesi evoluti è in continuo aumento e l’organizzazione mondiale della sanità riferendosi alla sua diffusione usa spesso il termine di epidemia per sottolineare l’importanza del fenomeno.

Giusto per chiarezza ricordiamo che si conoscono tre forme di diabete, tipo 1, tipo due e un diabete legato alla gravidanza. Il tipo uno rappresenta circa il 10% dei casi, la sua reale eziologia non è nota, ma è classificato come malattia autoimmune cioè dovuta al fatto che il nostro sistema crea anticorpi contro le cellule pancreatiche che producono insulina, rendendole inattive.

È una forma giovanile ad insorgenza acuta (talvolta dopo una infezione virale/batterica), non prevenibile e che si cura solo con la somministrazione dell’ormone insulina per il resto della vita.

Quello definito gravidico insorge durante la gravidanza in una donna che prima non aveva mai manifestato sintomi, e può portare a qualche problema anche per il feto, ma generalmente scompare dopo la gravidanza.

La nostra attenzione è però attirata dal tipo due perché di gran lunga il più diffuso, costoso (circa 3 mila euro l’anno per ogni malato), subdolo perché può non manifestare sintomi per anni.

Caratteristica comune della malattia è quella di aggredire i piccoli vasi arteriosi portando quindi a patologie associate che vanno a colpire organi diversi: le patologie vascolari aumentano mediamente del 60% nell’uomo e nel 90% nella donna diabetici, la prima causa di ipovisione in età lavorativa è la retinopatia diabetica che colpisce l’occhio, in America è la prima causa di insufficienza renale che porta alla dialisi, in Italia è la prima causa di amputazione degli arti inferiori.

L’impatto economico delle malattie e delle complicanze è notevolissimo ma noti sono i percorsi utili per abbattere la spesa.

Non fumare, fare attività fisica regolare e quotidiana, rimanere in un rapporto peso ed altezza sotto il sovrappeso riducono drasticamente malattia e complicanze.

In Italia i risultati migliori si sono avuti nelle Regioni (Emilia Romagna e Lombardia) dopo ha funzionato la collaborazione tra strutture specialistiche sul territorio e medici di medicina generale.

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