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Attualità

SPERICOLATI PILOTI DEL RING

CESARE CHIERICATI - 18/11/2022

Il semaforo al termine di via Verdi

Il semaforo al termine di via Verdi

Fino a prova contraria il ring stradale che avvolge dal 1989 il centro di Varese resta uno dei pochi pilastri su cui continua a reggersi il gran traffico che solca la città giardino. È così dai tempi dell’assessore socialista alla viabilità Giampaolo Zoppini che – lo abbiamo ricordato anche in altre circostanze – contribuì a inventarlo e a propagandarlo grazie a uno slogan efficace anche se in parte ingannevole: “Il traffico gira e Varese respira”.

Fu comunque una soluzione fortunata messa in campo per salvare la città dal rischio paralisi indotta da un boom automobilistico esponenziale che l’ha portata ai vertici delle classifiche nel rapporto numero di vetture per mille abitanti oggi appunto attestato sopra i seicento veicoli ogni mille abitanti. Una cifra tra le più alte in Lombardia e in Italia forse anche propiziata dall’essere stata una delle prime città europee a diventare terminal autostradale con la costruzione della Milano Laghi inaugurata nel lontano 1924. Come dire che le quattro ruote sono diventate un elemento costitutivo del DNA della mobilità locale, difficilmente modificabile vista anche la struttura urbanistica della città che è somma di borghi preesistenti uniti tra loro da collegamenti poco incisivi e di esili dimensioni.

In attesa di misurare gli esiti positivi sulla viabilità che potranno avere gli interventi in corso alla nuova Esselunga dell’incrocio Cuor di Sasso – viale Europa e quello molto impegnativo di Largo Flaiano, il ring, a senso unico e a scorrimento antiorario, resta un segmento stradale decisivo che abbraccia il centro dalle vie Parravicini, Grandi, Staurenghi fino alle vie Coppelli, San Antonio, degli Alpini, San Michele.

Dopo quella lontana riforma nulla di significativo è stato fatto e quindi il ring continua ad ospitare fiumi di auto che percorrono alcuni tratti a velocità troppo sostenuta, spesso ben oltre i cinquanta chilometri orari previsti dal codice della strada. Infatti capita che non pochi automobilisti provenienti da via Staurenghi si avventino su via Verdi pigiando sull’acceleratore quasi fossero in lizza per una pole position in un gran premio di formula uno. E ancor più si accaniscono sul gas se, a distanza, notano che il semaforo a chiamata con le vie Monte Rosa e Monviso è verde. Incuranti ovviamente degli stretti marciapiedi posti ai due lati di via Verdi dai quali è consigliabile non scendere mai per non mettere a rischio la propria incolumità.

Senza escludere che potrebbero essere facilmente invasi in seguito a una sempre possibile sbandata di un’auto in corsa; rischio tutt’altro che trascurabile se si considera che sulla via affacciano anche il frequentato cancelletto pedonale in entrata e in uscita dai Giardini e l’ingresso e l’uscita dell’inopinato e discusso parcheggio Avt. Naturalmente l’atteggiamento da piloti da rally si perpetua anche lungo via Coppelli e il tratto di via S. Antonio che porta al semaforo della Motta dove di tanto in tanto, soprattutto di notte, capita che vengano abbattuti i pur robusti archi in ferro di protezione. Per ovviare a questa situazione, potenzialmente pericolosa, basterebbero tre provvedimenti: ridurre la velocità a 40 all’ora, piazzare un radar fisso, potenziare il numero dei rallentatori del traffico installati in passato.

Da anni sono state inviate segnalazioni al competente assessorato da parte di molti cittadini, ma invano. E per colmo d’ironia al semaforo di via Staurenghi un cartello stradale, piazzato un paio d’anni fa, avverte che la zona a 30 all’ora, prevista nelle adiacenza della scuole – la Morandi è vicina – lì si conclude. Una sorta di involontario via libera ai piloti immaginari del ring.

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