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Pensare il Futuro

PIANO B

MARIO AGOSTINELLI - 25/11/2022

A rischio la centrale nucleare di Zaporizhzhya

A rischio la centrale nucleare di Zaporizhzhya

Credo che tutti i governanti stiano sottovalutando la fase ancora più devastante a cui si approssima la guerra in Ucraina.

L’invio da parte dell’Occidente di armi all’Ucraina sempre più a lunga gittata e precisione e il riposizionamento dell’esercito russo rafforzato da nuove chiamate di militari di ruolo sono un segnale opposto al rallentamento – se non alla tregua – che il “Generale Inverno” si riteneva potesse imporre ai belligeranti. Invece questi mesi saranno un periodo di sofferenze estreme e di penuria di materie prime essenziali alla sopravvivenza, che andranno anche oltre i confini dello scontro attuale.

Inoltre, la disposizione delle armi e degli uomini, la distruzione di ponti, l’assiepamento dei mezzi intorno al fiume DIEPR rende la centrale di Zaporizhzhya obbiettivo quasi obbligato di tiro incrociato per la conquista di una posizione strategica in vista dei movimenti di primavera. Questa eventualità catastrofica – con distruzione dei vessel dei reattori – farebbe sì che il rischio della guerra nucleare non sia nemmeno provocata dal “First Strike” di qualche pazzo, ma dalla fusione dei reattori e dal danneggiamento dei circuiti di raffreddamento delle scorie. Ci troveremmo magari di fronte a criminali rimpalli di responsabilità tra le parti (che non si riducono solo a Russia e Ucraina) per accertare chi abbia danneggiato per primo uno spaventoso cumulo di materiale radioattivo.

La minaccia nucleare non è mai stata così vicina e potrebbe esplodere non per decisioni del peggior Stranamore, ma per un trascinamento della sorte cieca che non si vuole esorcizzare e impedire deponendo le armi. Solo Bergoglio e Gutierrez sembrano volerne ragionare per tempo, ma sono sempre più resi silenziosi, nonostante l’esito positivo, sul campo, della manifestazione per la pace del 5 novembre e di tante altre mobilitazioni che hanno lasciato comunque intatta la questione del deficit di risvolto politico.

Tra i tanti progetti di cessazione del fuoco, anche il testo del documento redatto dagli esperti del PD appare, infatti, ancora ancorato alle idee di multilateralismo e di globalizzazione che in questo momento appaiono in forte difficoltà, in un quadro generale di sottovalutazione degli spostamenti d’asse in corso, in particolare nel quadro europeo.

Sono in discussione infatti punti fondamentali:

a) È in atto un tentativo di far coincidere l’UE con la NATO;

b) Nella logica di ricostituzione dei blocchi si sta lavorando per un nuovo assetto dell’Unione Europea fondato sulla relazione diretta tra USA e gruppo di Visegrad (Polonia in testa). È da questo punto che arriva forse un nuovo e maggior pericolo di conflitto globale e di rimpallo di responsabilità per atti incommensurabilmente insensati, come già è successo per il sabotaggio del gasdotto del Baltico.

c) ciò che è descritto nel punto b) sembra rappresentare la cifra di riferimento, purtroppo, della maggioranza del governo italiano.

Cosa si può opporre a questa strategia?

1) Prima di tutto la proclamazione dell’obiettivo di una “Pace senza aggettivi” che parta dall’immediato “cessate il fuoco” in Ucraina e dall’intervento dell’ONU;

2) La considerazione del terreno europeo come punto di riferimento dell’azione politica e dell’internazionalizzazione dei movimenti pacifisti anche attraverso la realizzazione di momenti di confronto nei quali discutere di iniziative.

3) L’apertura di un chiaro fronte dialettico tra UE e NATO attraverso l’elaborazione di proposte concrete come, ad esempio, quello di una zona denuclearizzata e smilitarizzata al centro del continente europeo.

4) un’analoga elaborazione di presa di coscienza del popolo russo che, distanziandosi dall’aggressione di Putin, senta di far parte decisiva dello straordinario sforzo per la sopravvivenza umana, che la COP 27 ha invece deluso in un deplorevole disimpegno sul cambio climatico.

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