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In Confidenza

MEDICINA DELL’ANIMA

Don ERMINIO VILLA - 02/12/2022

gloriaNel Messale è stata fatta una variazione: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini, amati dal Signore”. Ma perché non si considera più “la buona volontà”? E se ci sono “uomini amati da Dio”, allora altri non lo sono?

La risposta sta in una virgola: pace agli uomini -virgola- amati: amati tutti, comunque, nonostante tutto, nessuno escluso, mai.

Victor Hugo ne “I miserabili” scrive: “La suprema felicità della vita è essere amati per quello che si è, o meglio, è di essere amati a dispetto di quello che si è”. Ecco perché “la buona volontà” diventa secondaria se si è coscienti di essere preziosi e fortunati, perché “amati”. Quando ti senti così, la volontà non è sforzo che ti imponi, ma viene da dentro, è un “di-venire”.

La volontà porta alla bontà, l’amore fa sgorgare coscienza. Lo sforzo della virgola è quello di andare oltre le apparenze, di superare lo scontato tiepido dell’abitudine che non vede più.

Non è l’altezza delle fronde o l’abbondanza di fiori e frutti, ma è la profondità delle radici che dice la forza di un albero.

Vedere nell’abete di Natale la profezia della creazione nuova, è ritrovare la possibilità di cogliere dall’albero della vita il frutto della coscienza del bene e del male. Non è un discorso teologico, ma concreto. Certo, non è facile da attuare soprattutto in questo periodo.

Nella pandemia il virus non ha intaccato solo per i polmoni, ma anche menti, cuori, coppie, famiglie, lavoro, società e politica. I sintomi sono gli stessi.

Non si sente più il profumo di nulla, ognuno pensa per sé. Si perde il gusto e aumentano ansia e depressione. Si insinua un malessere che debilita nel pessimismo sfiduciato. Sale la temperatura emotiva ed esplode la rabbia. Manca il fiato e sale l’intolleranza che vede ovunque nemici.

Abbiamo bisogno di cercare l’ossigeno di idee pulite; ci vogliono mascherine che riparino le bocche dal droplet di chi contagia con gli sputi di parole inutili, dure, cattive.

Va garantito il distanziamento da quelle scintille che trasformano una cosa da nulla in esplosioni di tensione.

Va fatta l’igienizzazione degli ambienti attraverso dialogo, gentilezza, buona educazione, comprensione, perdono.

Ciascuno deve scoprirsi medico e infermiere nel curare ferite, ma soprattutto nel “ri-animare”, mettendoci l’anima, ridonando anima.

La gioia del Natale non sta tanto nella volontà di essere più buoni, bravi, intelligenti, ma nella preziosa coscienza dell’essere “amati” e quindi della possibilità del di-venire “nuovi”.

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