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Attualità

QUARANTANOVE ZOMBIE

FABIO GANDINI - 09/12/2022

L’ex cartiera Vita-Mayer di Cairate

L’ex cartiera Vita-Mayer di Cairate

Quarantanove scheletri lungo il fiume.

Fossero stati umani o animali, qualcuno avrebbe avuto magari la pietà di coprirli, togliendoli allo sguardo del mondo. Invece no, sono semplici accozzaglie ormai diroccate di mattoni con un presente e un futuro da zombie scritti nel destino: sono morte, ma rimangono nell’al di qua per vendicarsi, facendo del male alla terra che le ha viste nascere e agli uomini che le hanno lasciate perire.

Quarantanove aree dismesse lungo il fiume Olona, 86 in tutta la provincia di Varese. Tante? Il dato è addirittura vecchio, perché risale a un censimento effettuato da Regione Lombardia nel 2009: oggi, quasi quattordici anni dopo, potrebbero essere molte di più.

La Siome di Malnate, la Binda Sottrici di Vedano, la Morea di Torba, la Zerbi di Lonate, la Vita&Mayer e la Vima di Cairate, l’I.N.S.A. di Fagnano Olona e Cairate, la Fratelli Pigni, la Ceschina di Marnate. Solo qualche esempio, da nord a sud. Una volta erano cartiere, tintorie, cotonifici, centrali termoelettriche, concerie. Erano il cuore pulsante di una provincia industriosa e lanciata, ma tutt’altro che incline a farsi domande sul proprio futuro ambientale.

Il conto viene pagato oggi: queste ex fabbriche sono delle bombe ecologiche a esplosione continua, con il mirino perennemente puntato sul fiume e sui boschi che lo salutano dalle rive. La coscienza che fortunatamente caratterizza la nostra epoca ha portato diverse persone a non voltarsi più dall’altra parte e a documentare lo stato in cui versano: sono allora emersi reportage da brivido, come quello che ha svelato nei capannoni dell’ex I.N.S.A. oltre mille tonnellate di polvere di detersivo che, a ogni pioggia, impregna la terra o si versa nell’Olona, il tutto sotto a un tetto fatto di 3000 mq di amianto.

Luoghi inquinati e inquinanti. Zombie, come si scriveva prima. E teatri di malaffare, pure, perché lontani dai centri abitati, appartati, fuori dai normali controlli.

Le aree dismesse diventano tali perché vittime di uno scaricabarile talvolta favorito addirittura dalla legge e dalla giurisprudenza. Escono dalla titolarità dell’imprenditore fallito (nei libri di diritto fallimentare si trova il termine spossessato” a rendere l’idea), per il quale una volta costituivano il centro della produzione, ma sono anche un peso per il curatore che li deve gestire avendo come unico obiettivo il massimo del realizzo. E che realizzo possono avere tali cattedrali senza più messe? Zero o poco più.

E allora restano lì, riempiendosi di ammaloramenti e rifiuti, scomoda eredità che arriva infine a pesare sulle casse comunali, per antonomasia vuote. Un circolo vizioso.

Ogni tanto ci sono anche le buone notizie, per fortuna. In un circolo, stavolta virtuoso, iniziato con il lavoro documentaristico del varesino Marco Patania e proseguito con l’interessamento dell’associazione Amici dell’Olona e con la grancassa del famoso programma televisivo Striscia la Notizia, Regione Lombardia ha appena stanziato quasi 10 milioni di euro a favore dei Comuni di Cairate e Fagnano per interventi di pulitura proprio dell’I.N.S.A., aprendo finalmente le porte a un suo futuro.

Per varcare le stesse servono idee di recupero, o per meglio scrivere, di “rigenerazione”. E ci sarebbe l’imbarazzo della scelta. L’ex cotonificio Somaini a Lomazzo è diventato un incubatore di start up, la celebre Fondazione Prada a MIlano nasce da un’ex distilleria e, se andiamo fuori dall’Italia, gli esempi nemmeno si contano. E ancora: le aree dismesse ben si prestano a esser sede di comunità energetiche rinnovabili, un modo tra l’altro per combattere i costi dell’energia. E poi c’è il turismo: quello virtuale (esistono persone che pagano per visitare online siti di archeologia industriale) e quello “fisico”, alla ricerca di testimonianze che possano raccontare in modo molto significativo il passato di un territorio e di un popolo.

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