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Cara Varese

SOTTO IL SACRO MONTE

PIERFAUSTO VEDANI - 26/05/2012

L’anno prossimo a metà ottobre ci sarà un anniversario per me importante: cinquant’anni di presenza professionale a Varese.

A Dio piacendo – gli sono già grato oggi di avermi dato quasi ottant’anni di vita – a marzo o ad aprile mi avranno già dato  la medaglia per  il mezzo secolo  di iscrizione all’Ordine dei giornalisti.

Mi è  particolarmente caro aver dedicato l’arco temporale più lungo della mia attività alla città dei miei nonni  paterni che mi accolse subito bene e in breve tempo mi fece sentire come uno di famiglia. E io  nella famiglia mi ci tuffai.

Sotto il Sacro Monte c’era una comunità  serena, impegnata in una rincorsa non scomposta, anche se non facile, a obiettivi che nei vari strati sociali rappresentavano un passo avanti.

Il boom economico dava opportunità, le coglievano anche i forestieri  ai quali bastava dimostrare di avere confidenza con la buona volontà per far parte del gruppo  bosino. E dagli immigrati sarebbero arrivate autentiche  eccellenze, mi piace ricordarne una per tutte: Salvatore  Furia, maestro di scienza e di vita per generazioni di giovani varesini.

Mezzo secolo fa collanti sociali, oltre a una  religiosità di lunga  tradizione,  erano un comune senso della  solidarietà, il rispetto non formale tra  gli schieramenti politici, la presenza di imprenditori illuminati che investivano nella sanità pubblica e infine lo sport locale che stava scalando la ribalta nazionale.

Arrivavo da Como  con una buona esperienza come cronista e mi fu facile constatare  che a Varese  era speciale  anche il tasso di criminalità: decisamente modesto.  E  per di più questa bella gente viveva in una cornice  naturale  stupenda.

Mi aveva  chiamato alla “Prealpina” Mario Lodi, ho quindi avuto la fortuna di vivere un’esperienza umana e professionale di alto profilo anche nell’ambito del giornale: una famiglia nella famiglia più vasta rappresentata dalla comunità cittadina. E in questa famiglia avrei trovato un  inestimabile tesoro: gli amici più cari  della mia vita.

Sarebbero  poi  arrivati anni tumultuosi, difficili: portando essi  grandi mutamenti sociali  e di costume, hanno fatto evolvere verso lo standard nazionale degli ultimi decenni  la  Varese serena e buona degli Anni 60.

L’evoluzione  non mi ha mai fatto sentire  prigioniero del passato, anzi,  essendo appunto di famiglia, certamente  sono stato  poco tollerante per il più grave, ripetuto, direi   storico peccato della nostra comunità: l’ omissione, praticata  in diverse  situazioni, soprattutto  nelle  scelte politiche, conservative, fatte  a volte con eccessiva fiducia e  senza mai esercitare il successivo doveroso controllo di una  delega  in bianco, con il risultato di frenare la crescita generale di una città  che per la sua propensione al lavoro e la generosità  avrebbe meritato  ben altro.

Potrebbe sembrare difficile sostenere che Varese sia una grande famiglia, ma  nonostante le tempeste, se non l’odio,  abbiano ferito la comunità prima  ancora della deflagrazione della crisi generale,  oggi sono numerosi i segnali di riscossa.

Sono segnali di forma  diversa, ma identici nella  sostanza:  vengono dal mondo del lavoro, dalla scuola, dalle professioni e sono accompagnati e riproposti dai mezzi di comunicazione  che danno spazio a stimoli, critiche, esasperazioni legittime della  grande legione di cittadini che vogliono  ricreare la serenità e le opportunità di un tempo.

Io ho imboccato il grande  viale d’autunno, ma alla  famiglia varesina cercherò di dare ancora il  mio piccolo  contributo che è sempre stato lontano dall’omissione, non immune da errori, ma credo nel segno del rispetto.  A volte il mio rispetto non è stato totale per chi non ha considerato  la politica  un  nobile volontariato, ma una  professione  non esemplare.

Non sono stato il solo in famiglia: anche l’omissione  da  tempo ha cominciato a sentire gli effetti della grande crisi. E Varese può sperare. Deve guardare avanti  perché oggi si vive di corsa, ma un’occhiata, ogni tanto, allo specchietto retrovisore non le farà dimenticare i valori, senza tempo, che l’aiutarono  a diventare una delle migliori città d’Italia.

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