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Urbi et Orbi

UN SENSO

PAOLO CREMONESI - 23/12/2022

Il presepe di Arnolfo di Cambio in Santa Maria Maggiore

Il presepe di Arnolfo di Cambio in Santa Maria Maggiore

Questo Natale a Roma è tutta una corsa a rimettere indietro le lancette degli orologi di due anni: a recuperare affannosamente il tempo perso a causa del covid e della guerra con una corsa di regali, luci, cibi che rischiano di far dimenticare il significato originale della ricorrenza. Come è stato acutamente osservato: “un compleanno celebrato senza il festeggiato”.

Ma per fortuna (o per grazia) accadono anche nella capitale fatti che risvegliano la coscienza e che ci fanno dire che l’uomo non è solo ciò che possiede o consuma.

Il primo sono i venticinque lunghi secondi di silenzio, interrotti solo da un sommesso singhiozzo di Papa Francesco, durante l’omaggio all’Immacolata. Silenzio e pianto che valgono più di tanti discorsi e che hanno restituito al mondo, unico capo di Stato al mondo ad averlo fatto, il senso di impotenza che ci assale davanti alla guerra in Ucraina.

 Il Natale 2022 non può così prescindere da quelle sconvolgenti immagini di un uomo di 85 anni vestito di bianco che deve appoggiarsi al bracciolo della sedia per non cadere e che versa lacrime con cuore di Padre per le vittime di questo assurdo conflitto. Intorno a lui il sindaco di Roma Gualtieri, il cardinal vicario De Donatis, l’ex prefetto di Propaganda Fide Tagle, sono statue di cera. I romani e pellegrini che hanno affollato non solo piazza di Spagna ma anche le vie limitrofe, fino a via del Corso e via del Tritone, accennano ad un timido applauso di conforto. Silenzio e dolore ma anche grido e domanda di significato.

Dal Papa in carica all’altro emerito. Ci spostiamo nel Monastero Mater Ecclesiae all’interno dei Giardini Vaticani. Qui Benedetto XVI trascorre le festività accudito dalle quattro ‘Memores’ (laiche consacrate) che, da quando si è ritirato dopo le dimissioni, vivono con lui. La ricca liturgia che caratterizza i giorni di Natale dà un “profumo” particolare alle preghiere. Nella Cappella del Monastero c’è l’albero addobbato e un presepe. Altri due si trovano nella sala del soggiorno. Ratzinger ama moltissimo i presepi, i canti e le decorazioni natalizie e non si sottrae al tradizionale scambio di regali che si svolge il pomeriggio della festa. Dall’alto dei suoi 95 anni Benedetto XVI prega per la Chiesa e invita a fare memoria del Mistero di un Divino che si fa uomo.

Uscendo dal Vaticano ci spostiamo a piazza Venezia. Qui a pochi metri dal grande e luminoso albero di Natale soprannominato dai romani “fotovoltacchio” (sintesi tra i pannelli fotovoltaici che lo alimentano e lo ‘spelacchio’ di raggiana memoria) è possibile visitare sino al 26 Marzo a Palazzo Bonaparte la mostra dedicata a Van Gogh. Raramente un artista è riuscito a trasmettere sulla tela in maniera così evidente il proprio, irrisolto, conflitto interiore. Si esce storditi dalla potenza del dolore ma anche dal grido per una possibile speranza che il pittore olandese comunica: “Io penso di vedere qualcosa di più profondo, più infinito, più eterno nell’espressione degli occhi di un bambino quando si sveglia alla mattina e mormora o ride perché vede il sole splendere sulla sua culla” si legge in uno dei pannelli della mostra.

Il nostro viaggio romano alla ricerca del senso del Natale non può non concludersi alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Nella cripta sottostante all’altare maggiore si sosta pregando davanti ad alcune assicelle di legno che provengono dalla culla di Betlemme. Silenzio e commozione davanti a questo “fatto”. Come pure stupore e gratitudine davanti al presepe di Arnolfo di Cambio, esposto per il periodo natalizio nella cappella a sinistra dell’ingresso. È la più antica rappresentazione scultorea della natività commissionata nel 1288, eppure ci parla come fosse stata appena realizzata.

Si, davvero il Natale è una infinita possibilità di ricominciare.

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