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Editoriale

EREMUTI

MASSIMO LODI - 13/01/2023

vaticanoQui siamo oltre il chiacchiericcio. E certo aldilà dei contrasti fra due opposte visioni all’interno della Chiesa. Qui siamo all’inopportunità, che fa aggio sulla legittimità. Ovvero: plausibile muovere critiche alla gestione d’un Papato. Malproprio farlo quando, in un frangente storico/angoscioso, la convivenza tra due pontefici -il legittimo e l’emerito- vien meno per la scomparsa di uno.

Sembra ovvio che, appena suonata l’ora della morte, subentrino riserbo e controllo, cautela e circospezione. Soprattutto che s’imponga la preghiera. Le altre questioni seguiranno. Invece il segretario di Benedetto XVI, nonché ex prefetto della Casa pontificia, fa filtrare (o altri in sua vece fan filtrare) osservazioni di biasimo alla governance di Bergoglio, che avrebbe deluso Ratzinger e umiliato lui, padre Georg.

Si accende quel che tra cattolici, nel momento della “gravitas”, dovrebbe rimanere spento. La polemica, il dissidio, i rancori. Per di più raccontati/esibiti in un libro fresco di stampa, autore il citato Gänswein assieme a un giornalista. Le domande incalzano: 1) Ratzinger era a conoscenza di quest’opera e ne apprezzava il profilo? 2) Chi ha deciso di pubblicarla, s’è risolto all’iniziativa prevedendo la prossima fine del Papa dimissionario, o era comunque determinato a metterla in circolazione? 3) Cos’ha impedito d’affrontare e risolvere tali questioni in tempo reale anziché lamentarsene a tempo scaduto, oggi che nulla di riparatore è praticabile?

Bergoglio sceglie il silenzio per sé chiedendolo per tutti. Primo dei quali, il fedelissimo del Papa tedesco. Il caso indebolisce la Chiesa nell’apertura d’una fase non fortificante di suo. La spaccatura fra conservatori e progressisti non gode più del cuscinetto-Ratzinger, che attutiva, smorzava, sopiva, dato il buon rapporto personale fra tonache bianche. C’è Il rischio d’un deflagrare dei contrasti, e certo con derive maggiori dei danni da “pretegolezzo” denunziati da Francesco.

È sorprendente, e delude, la mancanza di sobrietà, avvedutezza, ecumenismo (parola grossa, ma utile a cogliere l’umore popolare prevalente) in un mondo che insegna il contrario da una fila di secoli. Ancora più deleterio, in epoca sospesa tra guerra e pandemia, un segno di fragilità così inquietante da un versante spirituale a vocazione consolatoria e oggi invece d’effetto turbativo. Mentre si sfarinano tante certezze, va offerto il pane della salvezza da incomprensioni, divergenze, controversie eccetera. Se no, restano briciole di pessimismo anziché di speranza. Meglio allontanare il pungente mormorio, rivalutando la quiete verbale. Eremiti ovvero eremuti: almeno questo. Almeno quelli.

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