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Chiesa

VERITÀ?

SERGIO REDAELLI - 13/01/2023

papa-georgIn un’intervista concessa al settimanale “Oggi” nell’aprile scorso, Georg Gänswein diceva a proposito del rapporto tra Ratzinger e Bergoglio che “sono polemiche montate ad arte, c’è chi ha interesse a metterli in contrapposizione”. E di papa Francesco aggiungeva: “Il suo consiglio di dedicarmi al mio impegno di segretario del papa emerito era volto a evitare strumentalizzazioni. Poi, nel tempo della pandemia, si è rivelata la scelta migliore”. Parole di pace probabilmente ispirate da Benedetto XVI che in nove anni di “pontificato ombra” non ha mai acceso, di proposito, la miccia del conflitto o anche solo della polemica con il papa regnante.

Non che altri non ci abbiano provato in tutti i modi. Basti pensare allo scalpore destato nel 2020 dal libro del cardinale Robert Sarah che conteneva un intervento di Ratzinger sul celibato dei preti e da cui il papa emerito prese le distanze per non interferire nell’esortazione post sinodale di Francesco. Sempre attento, Ratzinger, ad evitare strumentalizzazioni. Una lezione che il segretario non ha imparato se, morto il suo mentore, contraddice sé stesso e pubblica il libro “Nient’altro che la verità” in cui lamenta di essere stato “dimezzato” da Francesco come prefetto della casa pontificia e lo accusa di aver spezzato il cuore a Ratzinger con la stretta sulle messe in latino “usate per dividere”.

Certo l’occasione è ghiotta. Uscire in questo momento con un libro di rivelazioni sui rapporti Ratzinger-Bergoglio è una formidabile operazione pubblicitaria e qualcuno ha già ribattezzato il libro “nient’altro che la vanità”. Immediate le reazioni. Papa Francesco all’Angelus definisce “il chiacchiericcio un’arma letale che uccide l’amore, la società e la fratellanza” e senza citare Gänswein ricorda che “un cristiano deve condividere e non dividere la Chiesa”. Tagliente il commento del cardinale Leonardo Sandri, una lunga carriera di nunzio apostolico alle spalle, secondo cui “nessuno può dire” se siano fondate le affermazioni attribuite nel libro a Benedetto.

Perfino un prete bergamasco, don Alberto Varinelli, invita l’autore a interrogare la propria coscienza e a bloccare la stampa del libro se “è pieno di risentimenti” e fa male alla Chiesa. I media sono scatenati sulla vicenda. Con Ratzinger in vita l’anomalia era la coesistenza tra i due papi, ora che Francesco è rimasto “solo” l’anomalia è lui e senza troppi complimenti, da più parti, si ventila, si suggerisce, si prova a persuaderlo a farsi da parte, a dare le dimissioni. Autorevoli firme si chiedono se Francesco sia in grado di guidare la Chiesa intera e non solo una parte di essa. Come se la storia dei papi nel corso dei secoli sia stata un armonioso coro di consensi.

La verità è che con la morte dell’emerito, è ripartito in grande stile l’avvolgente e ben orchestrato attacco al pontificato di Francesco. Dalla profonda America “anti bergogliana” partono bordate contro le esequie definite di basso profilo riservate a Ratzinger e in Italia un noto vaticanista conferma che, al funerale, il papa emerito non è stato trattato con rispetto. Il Vaticano parla di “inutili contrapposizioni” ma i media contano amici e nemici di Bergoglio nella curia romana, tra i vescovi e soprattutto nel collegio cardinalizio in funzione del prossimo conclave. E si chiedono, dopo questo exploit, che futuro avrà padre Georg: un incarico lontano da Roma?

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