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Politica

SOGNO LABOUR

GIUSEPPE ADAMOLI - 20/01/2023

regionali2023Sarà probabilmente un anno di relativa stabilità politica. La popolarità di Giorgia Meloni e del suo partito sarà ancora in ascesa per qualche tempo poi si fermerà e comincerà la parabola come da tendenza storica certificata.

In ogni caso il governo pare al sicuro per l’incessante frammentazione dell’opposizione e la fiacchezza degli alleati di governo. Fra questi si distingue Berlusconi per insofferenza ma l’età e le condizioni di Forza Italia, da lui imprescindibile, non rendono credibile un forte indebolimento della presidente del Consiglio.

Inimmaginabile la ripetizione del Papeete per Salvini che dalle europee del 2019 al 25 settembre è passato dal 34% al 9%, indenne ma enormemente snervato. Semmai la domanda è se potrebbe sopravvivere a un risultato in Lombardia che, diciamo, non vada al di là del 12/13%. Ma questo riguarderebbe soprattutto la Lega e Giorgetti-Cuor di leone non sembra avere il coraggio di insidiarne il posto.

Le difficoltà di Meloni potrebbero derivare alla lunga dall’incapacità di mantenere almeno una piccola parte delle promesse mirabolanti della campagna elettorale che non potranno essere sempre compensate dall’effetto novità e da una indubbia capacità manovriera. Insomma sarà la dura realtà del governo con le sue insufficienze, che già sono apparse, a modificare sostanzialmente la prospettiva. Ma in tempi, appunto, non affatto brevi.

Lo stato delle opposizioni congiura in questa direzione. Il secondo partito del 25 settembre, il Pd, è alle prese con una problematica e lunga rigenerazione senza la quale le minoranze nel loro complesso si troveranno nell’impossibilità di una controffensiva di governo.

I Cinquestelle di Conte sembrano infatti aver abbandonato questo progetto rifugiandosi, almeno in questa fase, in una sorta di grillismo antagonista che potrà aumentare i voti ma anche allontanare l’obiettivo del governare. Lo dico in questo modo, forte e netto, anche se sono fra coloro che sperano di essere presto smentiti.

Il cosiddetto “terzo polo”, che mi ostino a considerare di centrosinistra, non avrà la forza di conquistare una dimensione elettorale sufficientemente competitiva. E nemmeno vorrà ottenere qualche posto di comando, come pure maliziosamente si dice, in quanto non credo siano disposti a fare la ruota di scorta dell’attuale esecutivo. Al contrario le distanze con la maggioranza potranno crescere.

Se questa estrema sintesi ha qualche validità la responsabilità maggiore cadrà sulle spalle del Pd che non sembrano molto solide. Saranno pertanto necessari tempo, fatica e rigore programmatico per irrobustirsi credibilmente come profilo identitario, leadership e classe dirigente.

In questa riflessione mi limito a dire che vorrei una sorta di partito laburista con una sensibile influenza del cattolicesimo democratico e con la giustizia sociale stampata nel cuore e nella testa. Ma per apparire reale questo progetto dovrà dispiegare una infinita serie di iniziative e di “battaglie” di opposizione che lo contraddistinguano come una forza del popolo e con il popolo, cioè popolare e non populista.

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