Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Pensare il Futuro

RASCHIARE IL FONDO

MARIO AGOSTINELLI - 27/01/2023

Protesta contro The metal company

Protesta contro The metal company

Nel silenzio quasi generale, una compagnia privata canadese vuole setacciare e scavare i fondali degli oceani, in cerca di materie prime indispensabili per lo status symbol del futuro: l’auto elettrica. A lanciare l’allarme è un’inchiesta della BBC che annuncia che la compagnia mineraria The Metals Company è pronta a utilizzare grandi robot per esplorare i fondali alla ricerca di minerali da utilizzare per produrre batterie.

Nemmeno nell’approvvigionamento di metalli critici per la transizione verso nuove energie più pulite esistono soluzioni a impatto zero. In un nuovo articolo di “Science in Action” per il BBC World Service, Roland Pease – un giornalista specializzato in immersioni – è affiancato da un biologo ed un geologo marino mentre osserva, ad una profondità di 4 km, i noduli del fondale oceanico presso le Hawai, ritenuto la più grande fonte del pianeta di metalli per costruire batterie per veicoli elettrici.

Fin qui non ci sarebbe forse nulla di male. Ma l’uomo che osserva da una nave sonda i ricercatori di metalli rari è Michael Lodge, segretario generale dell’Autorità internazionale dei fondali marini (International Seabed Authority o ISA), affiliata alle Nazioni Unite. Costituita da 167 Stati membri e dall’Unione europea, l’ISA è incaricata ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare di organizzare, regolare e controllare tutte le attività estrattive nell’area internazionale dei fondali, proteggendo l’ambiente marino dagli effetti nocivi. Nel video che accompagna l’articolo, Michael Lodge afferma candidamente che la sua organizzazione ha dato il via libera a un contratto di esplorazione di 15 anni. Nel video che accompagna il report pubblicato da Science, il nostro afferma che, a seguito dell’ispezione, «è disponibile tutto ciò che è necessario per una gestione ambientale efficace per questa nuova industria, compresi l’approccio precauzionale, l’approccio ecosistemico e la gestione adattativa, che sono tutti altamente interdipendenti e devono essere resi operativi per affrontare gli ostacoli individuati».

Al contrario, invece, membri del suo staff e diversi scienziati hanno reagito mettendo in guardia contro «le potenziali ricadute ambientali catastrofiche» e criticando l’evidente conflitto d’interessi fra l’industria mineraria e il segretario dell’Autorità che dovrebbe controllarla.

Siamo entrati in una fase storica in cui la tecnologia richiede materiali assai rari e di difficile reperimento sulla crosta terrestre, al punto da mettere in discussione soluzioni che, apparentemente, sembrerebbero sostenibili, oltre che indispensabili, per lo sviluppo di fonti non più fossili e climalteranti. La transizione ecologica ed energetica ha fame di terre rare, i 17 elementi chimici della tavola periodica necessari per la produzione di auto elettriche e impianti fotovoltaici sono dispersi e di difficile separazione. Cobalto, neodimio, platino, indio e gallio sono alcune delle materie prime “critiche”, ma la loro purificazione, che avviene con metodi inquinanti, ha un impatto sui territori ed effetti devastanti sulla biodiversità e sulle comunità locali, oltre a ricadute significative in ambito geopolitico.

Siamo di fronte ad un autentico dilemma: da una parte il superamento del paradigma energetico che ci porta al disastro climatico, dall’altra la predazione di materiali rari che contribuiscono all’equilibrio ecologico dell’intera biosfera, dai deserti, ai vulcani, fino alle profondità marine. L’orientamento deve essere quello della precauzione: adottare soluzioni tecniche che consentano di migliorare i processi d’estrazione mineraria e di lavorazione, riducendo i consumi d’energia e acqua; cercare e sintetizzare materiali alternativi a basso costo, che però abbiano prestazioni analoghe a quelle degli elementi “a rischio”; infine, riciclare tutto quanto possibile, raccogliendo gli scarti delle lavorazioni e i prodotti a fine vita, separandoli e recuperandoli con processi di distillazione o di sofisticata metallurgia.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login