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Società

GERONTOPRIMAZÌA

GIOIA GENTILE - 27/01/2023

anzianiTroppi vecchi? Più che altro pochi giovani, a causa della contrazione delle nascite, secondo gli ultimi dati dell’ISTAT. Non la pensa così Massimo Fini, i cui scritti hanno sempre suscitato in me reazioni opposte: da un lato apprezzo l’intelligenza delle sue affermazioni, spesso provocatorie, e dall’altro le trovo, molte volte, particolarmente irritanti. È il caso dell’articolo comparso sul Fatto Quotidiano il 15 gennaio col titolo Siamo un paese di troppi vecchi. La mia prima reazione è stata: e allora? qual è la soluzione?

Tuttavia l’articolo è stimolante ed ha dato vita ad un dibattito che ho seguito su RAI-Radio 3, dove è continuato per un paio di giorni, sfociando nella trasmissione Tutta la città ne parla del 18 gennaio. Ecco perché finisco per apprezzare, direi quasi mio malgrado, l’intelligenza vivace e originale del personaggio: le sue provocazioni sono come uno schiaffo che sveglia i dormienti e li rende consapevoli di un problema.

In questo caso, però, secondo lui, il problema non è come ripristinare un equilibrio numerico tra le due generazioni, ma è proprio la vecchiaia in sé, di cui elenca tutti gli aspetti che ritiene negativi: la consapevolezza che la Nobile Signora abbia già alzato la sua falce e sia pronta a colpire; il fatto che i progressi della tecnica abbiano allungato la vita senza migliorarne la qualità; che la pandemia – e più della pandemia i vaccini – abbiano reso i vecchi sopravvissuti ancora più fragili di quanto già non fossero; che la gerontocrazia abbia inciso sul tasso di natalità; che la pensione sia vissuta come una sciagura, una perdita di identità.

Non condivido quasi nessuna di queste affermazioni: la Nobile Signora è sempre pronta a colpire e chi ne ha consapevolezza riesce più facilmente ad accettarlo; che i vaccini abbiano reso i vecchi più fragili di quanto non abbia fatto la pandemia non mi sembra si basi su evidenze scientifiche, al contrario; la pensione è una perdita di identità solo per chi era già vecchio prima e quindi incapace di reinventarsi.

È vero, invece, che i progressi della tecnica – e direi anche della scienza – hanno allungato la vita senza migliorarne la qualità; e in parte è anche vero che la gerontocrazia ha inciso sul tasso di natalità: se sono i vecchi a governare, può darsi che si occupino meno delle esigenze e delle difficoltà economiche dei giovani, ma questa non è l’unica causa; e per fortuna ci sono i nonni, senza i quali le nascite crollerebbero definitivamente.

A conclusione di tale discutibile analisi, che cosa propone Fini? Soluzioni che migliorino la vita dei vecchi e aprano prospettive ai giovani? No, chiude il pezzo con queste parole: Il Covid avrebbe potuto essere un’ottima occasione, ma i suoi risultati sono stati deludenti.

Dopo tutto ciò che abbiamo vissuto negli ultimi tre anni, un’affermazione, più che provocatoria, sconvolgente.

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