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L'antennato

SANREMO AIUTACI TU

STER - 03/02/2023

sanremoÈ lo specchio dell’Italia fin dai tempi in cui per le strade sbuffavano rare Fiat 1100, il garzone del panettiere canticchiava le nuove canzoni sentite alla radio la sera prima e l’opinione pubblica si appassionava ai pettegolezzi su Gino Latilla e Nilla Pizzi, amanti o forse no. Il Festival di Sanremo, con la sua copertura mediatica continuativa a reti unificate, è in fondo l’antesignano del Grande Fratello, solo che l’Ariston rimane acceso una settimana e poi si smonta tutto come un villaggio del Far west nei film di John Wayne, mentre a Cinecittà Signorini mena il torrone per otto mesi all’anno.

Comunque sia, ci siamo: Sanremo accende i motori. In teatro la scenografia di Gaetano Castelli quest’anno pare sia ispirata a un disco volante, ma secondo alcuni sembra più il coperchio di una pentola a pressione: tanto li si consideri artisti di vaglia oppure pezzi di bollito misto, i 28 cantanti in gara nell’edizione numero 73, la quarta di fila presentata da Amadeus (l’anno prossimo sarà eguagliato il record di persistenza di Baudo, che condusse ininterrottamente dal ’92 al ’96) appaiono agli analisti davvero troppi. E si badi: gli artisti in lizza sono solo pochi di più di quelli ospiti. Nelle settimane scorse, Amadeus aveva sentenziato che sul palco avrebbe accettato solo ospiti italiani over 70, ma poi alla reunion dei Pooh, a Morandi (anche co-conduttore), Ranieri, Albano, Paoli si sono aggiunti – un po’ proditoriamente, con la scusa che suoneranno in collegamento da una piazza esterna o da location esotiche legate agli sponsor – anche i ben più giovani Salmo e Guè Pequeno, Piero Pelù, Renga e Nek, Annalisa, LRDL e Achille Lauro (che è un po’ l’ugola feticcio del conduttore, non essendo mancato a nessuno dei festival finora gestiti da Amadeus). Ma poi, come si può rinunciare alla presenza dei vincitori dell’anno scorso? E quindi dentro Mahmood&Blanco. E come rinunciare a quelli dell’anno prima, ormai star planetarie? E allora ecco i Maneskin. E come rinunciare al vincitore del 1973 e 1976? E allora avanti con Peppino Di Capri. Insomma, le serate saranno maratone per i telespettatori, che non sentiranno la mancanza degli ospiti internazionali, poiché ne sono previsti diversi: i primi ad essere annunciati sono stati i Black Eyed Peas. Per la finale, ci dovrebbe essere anche Gino Paoli.

L’Italia è il paese delle polemiche e Sanremo ci campa alla grande. Quest’anno abbiamo cominciato presto con gli esclusi dal cast (niente di nuovo e come al solito a far rumore è stato soprattutto lo scarto dei Jalisse), poi siamo passati a Madame, giovane trapper finita coinvolta in una storia di finte vaccinazioni anticovid che a momenti le costavano la squalifica, siamo passati per l’intemerata dell’ex cantante dei Nomadi Danilo Sacco, che ha attaccato briga sui social circa il fatto che è stato (finora) ignorato dal Festival il rotondo compleanno del gruppo (60 anni: auguri!) e da ultimo, insigni ministri, onusti senatori e brillanti deputati stanno discettando da giorni sull’opportunità o meno di ospitare – tramite messaggio registrato di 120 secondi netti – la voce del presidente ucraino Zelensky, volto di un paese europeo aggredito e invaso militarmente da una superpotenza ostile. “Non è il posto giusto” sentenziano alcuni; “è intervenuto anche a Cannes e agli Oscar”, argomentano altri; la disputa ingaggia editorialisti, elzeviristi, interventisti e neutralisti. Frattanto Sanremo resta imperturbabile, ben sapendo che – come diceva Enzo Biagi a proposito dei lottizzattori in Rai – ci ha visti arrivare, e ci vedrà andare via.

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