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Urbi et Orbi

AH, SI VOTA?

PAOLO CREMONESI - 10/02/2023

Da sinistra: Francesco Rocca, Alessio D'Amato e Donatella Bianchi

Da sinistra: Francesco Rocca, Alessio D’Amato e Donatella Bianchi

Si è svolta nel Lazio una delle campagne elettorali più spente e depresse a memoria di elettore. Nonostante oltre tre milioni di italiani siano chiamati alle urne per il rinnovo del consiglio regionale, i dibattiti pubblici si sono contanti sulla punta delle dita di una mano: pochi i manifesti per le strade o sui pullman, men che meno i volantinaggi pubblici, quasi assente la campagna sui “social” che invece dovrebbero essere oggi lo strumento principe per avvicinare i giovani alla politica.

Eppure le elezioni svoltesi il 25 settembre 2022 avevano già registrato nel Lazio uno dei tassi più alti di astensione toccando una percentuale pari al 36,1%. Ma la questione non è sembrata interessare più di quel tanto i principali contendenti, complice un Pd, sino a ora alla guida della Regione, alle prese con un defatigante dibattito interno e la destra di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia che ha pensato di cavalcare la scia del recente successo avuto a Palazzo Chigi.

I principali protagonisti della corsa (se così si può chiamare) alla Pisana sono tre: Alessio D’Amato assessore uscente alla sanità (centro-sinistra e Terzo Polo), Francesco Rocca ex Presidente della Croce Rossa (centro-destra), Donatella Bianchi ex Presidente WWF e giornalista (M5S).

Secondo gli ultimi sondaggi, sulla competizione aleggia come detto il partito dell’astensionismo, che potrebbe toccare punte del 40 per cento, e quello degli indecisi che sino a pochi giorni fa era stimato intorno al 20 per cento.

Nelle scorse settimane più che di contenuti nel Lazio si è parlato molto di alleanze: fino a quando non è stata annunciata la candidatura di Donatella Bianchi, infatti, era rimasta in sospeso l’ipotesi che il centrosinistra e il M5S trovassero un accordo per presentarsi insieme.

La questione aveva un certo peso perché nel Lazio il Movimento Cinque Stelle può ancora contare su un elettorato significativo. Centrosinistra e M5S, alleandosi, avrebbero avuto la possibilità di costruire un “competitor” efficace contro la destra. Nonostante questo non sono riusciti a trovare un accordo.

Questioni politiche a parte, gli argomenti di cui si è parlato in campagna elettorale sono quelli su cui la Regione ha più voce in capitolo: sanità e rifiuti.

Nel primo confronto pubblico tra i candidati ha tenuto banco la questione del termovalorizzatore per Roma. Su questo le posizioni dei candidati sono sensibilmente diverse: Bianchi, seguendo la linea del suo partito, è nettamente contraria. D’Amato è invece favorevole perché – ha detto – occorre chiudere il “ciclo dei rifiuti”. Rocca invece mantiene una posizione interlocutoria, dicendo di non essere contro ma preoccupato per i problemi di viabilità che si formeranno e quindi “valutare bene dove costruirlo”.

Sulla sanità lo scontro tra D’Amato e Rocca è stato molto acceso essendo ambito di riferimento di entrambi. Il primo ha difeso il suo lavoro da assessore, dicendo che «dieci anni fa la Regione era in dissesto con miliardi di disavanzo. Dal 2015 ad oggi invece abbiamo migliorato i conti, ricominciando ad assumere».

Rocca ha invece una visione diametralmente opposta dello stato della sanità regionale, sostenendo che per curarsi le persone siano costrette ad andare fuori regione, «e nei pronti soccorso – ha aggiunto – abbiamo i tempi di attesa più alti d’Italia».

Diverse invece le preoccupazioni della Bianchi: «Secondo un recente studio della Cgia di Mestre nel 2023 il Lazio sarà secondo soltanto alla Sicilia per il maggior numero di giovani e donne disoccupati. Per questo – sottolinea – voglio istituire un assessorato “ad hoc”».

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