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Politica

RIBALTARSI

GIUSEPPE ADAMOLI - 17/02/2023

pdVorrei non mettere il punto di domanda ma pur con la mia ostinata resistenza al pessimismo non me lo posso consentire, ahimè.

Due dati d’insieme. Il primo, la pesantissima astensione interroga tutti, nessuno escluso. Le elezioni politiche appena svolte e una certa percezione della poco utilità delle urne per il destino dell’Italia sono una piccola ed errata attenuante. L’offerta politica, questo è il punto, è stata considerata molto povera dagli elettori ed è stata accentuata dalla reale mancanza di incertezza sul risultato finale sia in Lombardia che nel Lazio.

Il secondo, la vittoria della destra è andata anche al di là delle loro aspettative. Mi auguro sinceramente che la Lombardia faccia meglio degli ultimi tempi ma purtroppo non vedo prospettive rassicuranti in tal senso. Detto questo non posso che riconoscere il successo anche personale e non previsto di Attilio Fontana con cui avevo avuto un buon rapporto istituzionale.

Sui partiti, oggi mi soffermo sul centrosinistra la cui situazione è più complessa. La mia valutazione – è bene sapersi — si appoggia sempre sulla convinzione che il cosiddetto Terzo Polo (più che mai cosiddetto) appartenga ancora oggi a questo fronte e che il M5S vi possa giocare un ruolo stabile lontano dalle stramberie delle origini.

Sorridevo quando sentivo parlare di “Opa ostile” di Conte e di Calenda-Renzi sul Pd e tuttavia attendevo la conferma che così non sarebbe stato. Il mio lieve timore era dovuto ad un Pd in grande difficoltà senza una piena leadership e cioè con un timoniere, cui riconfermo rispetto ed amicizia, che non vedeva l’ora di lasciare il posto.

E d’ora in poi? Il quadro non può cambiare dall’oggi al domani ed anzi nell’immediato sono da attendersi forti tensioni. Mi auguro almeno che le tre minoranze comincino ad attuare tutte insieme, sia nelle due istituzioni regionali che in Parlamento, l’opposizione possibile ad una destra che rischia di dilagare.

Sia chiaro: le colpe non sono soltanto di Conte da una parte e di Calenda-Renzi dall’altra. Il vuoto di guida del Pd, come ho già sottolineato, si è rivelato profondo. Eppure la sua tenuta, anzi la sua leggera crescita rispetto al 25 settembre e alle regionali di cinque anni fa, dimostra che è ancora un partito vivo che può farcela a rigenerarsi per essere il fulcro della ricostruzione di tutto la parte anti-destra.

Se voglio vedere una luce in questo frangente tutt’altro che confortante, la scorgo in un congresso Pd (e nel dibattito pubblico conseguente) che si renda ben conto che è suicida ridurre la dialettica del centrosinistra al dilemma dell’alleanza con il M5S o con Azione-Italia Viva. Così si immiserisce la politica.

Gli italiani potranno essere convinti a votare per questa alternativa solo se questi partiti fanno di una politica sociale veramente progressiva e popolare, e come tale percepita, il perno centrale della loro proposta.

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