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Storia

IN COSCIENZA

LIVIO GHIRINGHELLI - 17/02/2023

servizio-civile50 anni fa entrava in vigore la Legge 15 dicembre 15 dicembre 1972 n.772, Norme per il riconoscimento della obiezione di coscienza, con l’obbligo di prestare servizio militare non armato o servizio sostitutivo civile (art.5).

Era il frutto di un lavoro sul piano culturale nell’accezione che si può difendere la Patria anche senza imbracciare un’arma e dell’impegno, dedizione e sacrificio di molti che pagarono con il carcere il rifiuto di prestare il servizio militare o finirono sotto processo (don Lorenzo Milani 1965). Seguì l’abolizione della leva, prevista dalla Legge 14 novembre 2000 n.331, Norme per l’istituzione del servizio militare professionale, attuata nel 2005.

Nel 2001 con la Legge n.64 viene istituito il Servizio civile nazionale per i giovani dai 18 ai 26 anni, aperto anche alle donne. Il fine un percorso di formazione sociale, civica, culturale e personale attraverso l’esperienza umana di solidarietà sociale, attività di cooperazione nazionale e internazionale, di salvaguardia e tutela del patrimonio nazionale. Diverse le matrici culturali, dimensione fondativa la gratuità di un tempo donato alla collettività e alla promozione del bene comune. Nel tempo l’enfasi crescente posta sulla crescita professionale.

Prima occasione per l’annuncio della sua obiezione di coscienza il pronunciamento di Pietro Pinna già nel novembre del 1948. E con Pinna va ricordata l’intensa opera di propaganda di Aldo Capitini, tra i primi a diffondere in Italia il pensiero di Gandhi. Forte era la tensione spirituale. A promuovere i principi della Legge 15 dicembre 1972 il Partito radicale, il pacifismo non violento di Capitini e una parte del mondo cattolico. Tra le critiche l’obiezione come beneficio concesso dallo Stato e non come diritto. Durata del servizio otto mesi in più di quello militare. A modificare gli aspetti più controversi venne la Legge 8 luglio 1898 n.230; spinta decisiva propulsiva quella dei giovani obiettori, oltre 800 mila in servizio nei vari anni. Due le dimensioni ideali di ogni giovane: il rifiuto della violenza, la disponibilità a un servizio concreto per gli altri.

Centrale nel servizio è la questione formativa. La spinta valoriale si è sempre dovuta alimentare di educazione e formazione, educazione a vivere e diffondere i valori fondanti della Costituzione e a difendere la Patria in modo civile e non armato, formazione per l’acquisizione di contenuti e strumenti per realizzare tali finalità.

Sicché nel 2013 si è arrivati alla definizione di linee di fondo per la formazione dei giovani in servizio civile nazionale (Decreto n.160 del 19 luglio 2013), con la definizione di standard minimi. Le linee richiamano una concezione alternativa di difesa della Patria e alla specifica difesa civile non armata e non violenta. D’altro canto è sottolineata l’importanza della dimensione del service learning, occasione unica per imparare ad esprimere se stessi, acquisire il senso di appartenenza alle diverse comunità, tradurre in comportamenti ed azioni le idee e i valori civili sanciti dalla Carta costituzionale, affrontando le sfide poste dalla società globalizzata, individuando i nodi critici in essa presenti.

La formazione generale relativa si svolge entro i primi sei mesi di servizio per un minimo di trenta e un massimo di cinquanta ore. È previsto pertanto un rimborso forfettario di 100 euro per ciascun volontario, che completi il ciclo formativo a vantaggio degli enti accreditati. Essi sono tenuti a fornire a loro completo carico la formazione specifica. Tre sono i nodi per il futuro del servizio civile: la dimensione per la difesa della Patria attraverso tutte le attività del progetto, la realizzazione di progetto concreto e infine un progressivo slittamento delle priorità in chiave professionalizzante, cioè verso la promozione della cosiddetta occupabilità al termine dell’esperienza del servizio civile.

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