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Società

SACRILEGIO

LIVIO GHIRINGHELLI - 24/02/2023

sprecoLe perdite alimentari si verificano a causa di inefficienze in fase di produzione e di distribuzione. Lo spreco di cibo avviene alla fine della filiera, nelle fasi di vendita e del consumo domestico. Il Programma dell’ONU per l’ambiente (UNEP), pubblicato nel 2021, riferisce che ogni anno nel mondo si sprecano 931 milioni di tonnellate di cibo, il 61 % nelle famiglie, il 26% nei ristoranti, il 13% nei negozi. Lo spreco ammonta al 13% della produzione globale di alimenti. Il cibo non consumato e scartato diventa ovviamente spazzatura. Nel passato il cibo era guardato con rispetto certo maggiore, ma le trasformazione economiche, sociali e culturali hanno aggravato il fenomeno, specie in ragione del fatto che la materia è parsa praticamente inesauribile. Lo spreco si manifesta sempre più come simbolo di ingiustizia e di disuguaglianza. Soccorre in Luca 16, 19-31 la parabola del ricco e del povero Lazzaro. Peraltro l’etica alimentare condizionava e puntava ad evitare non tanto gli sprechi, quanto la fame.

Nelle società tradizionali non esistevano i rifiuti come li intendiamo oggi, perché per lo più organici. La novità, a partire dal 2020, denuncia che per la prima volta nella storia il volume delle strutture messe a punto degli esseri umani ha superato quello della biomassa globale (la maggior parte dei mammiferi del nostro pianeta, costituito da esseri umani o da animali da allevamento ); la maggior parte delle altre creature sono una minoranza ristretta e in diminuzione. Il nostro rapporto instabile con la natura, secondo il filosofo Greg Kennedy, fa sì che la spazzatura costituisca un vero problema ontologico. Maggiore attenzione si è concentrata sui rifiuti inorganici, soprattutto sulla plastica rispetto allo spreco di cibo.

C’è un legame profondo tra l’indifferenza crescente verso la religione e il consumismo sfrenato. D’altra parte la cultura occidentale sprezza sempre più la spiritualità in un ambito caratterizzato dal pluralismo. Dal punto di vista teologico il cibo, in quanto sostentamento della vita, è un segno del creatore. Il ringraziamento che precede il nostro cibarci riconosce la nostra dipendenza fisica e spirituale dal mondo creato, dai fratelli e sorelle, da Dio. L’eucaristia è un’esperienza simbolica della condivisione di cibo. La produzione di cibo è uno sforzo cooperativo e lo spreco un segno di arroganza, perché il cibo è anche un mezzo sacramentale che apre l’accesso al divino. Il termine sacrificio è intimamente legato ai riti, in cui alimenti vengono offerti alla divinità. L’eucaristia dei cristiani è al contempo un banchetto e un memoriale. La sovrabbondanza è un chiaro segno della benedizione di Dio.

La lotta contro la fame è prioritaria in quasi tutte le religioni. La Laudato si’ descrive la cultura dello scarto come ingiusta e peccaminosa (n.16, 20-22). Vi si connettono ingiustizia sociale, degrado ambientale e uso irresponsabile delle risorse. Nel buddhismo il modo illuminato di mangiare consiste nel servire e consumare gli alimenti sì da minimizzare lo spreco. Nel mondo la maggioranza dei banchi alimentari è gestita da comunità religiose o da organizzazioni confessionali. Ignazio di Loyola ha dettato Regole per ordinarsi nel mangiare. Per i musulmani tema centrale del Ramadan è il controllo del desiderio. Molte religioni orientali sono profondamente ascetiche. La condivisione del cibo costruisce la comunità, l’accaparramento la spezza.

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