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Opinioni

NO PANDEMIURGHI

MARIO CARLETTI - 03/03/2023

Covid: Campania; oltre duemila contagiEsco un po’ dal mio normale seminato perché quello che leggo in questi giorni mi mette molto a disagio come medico ma anche come cittadino.

Sarà l’età che avanza, che ti fa vedere le cose in modo diverso dalla maggior parte di coloro con cui ti confronti e ti fa quindi sentire in parte diverso, ma questa caccia al colpevole per i morti della pandemia proprio non riesco a capirla.

La premessa d’obbligo è che la medicina non è una scienza esatta. Puoi studiare quanto vuoi, aggiornarti con una frequenza certosina, cercare di stare al passo con ogni innovazione ma sei sempre un umano e quindi non sei infallibile.

Quando affronti patologie conosciute sei ovviamente più pronto a reagire nel modo corretto perché l’esperienza è una delle grandi doti che un medico porta nel suo zaino. È un po’ come il cuoco che al primo risotto può anche sbagliare i tempi di cottura ma nel tempo sa se è pronto senza nemmeno guardare l’orologio.

Quando poi ci confrontiamo con ciò che non è conosciuto in realtà siamo in grandissima difficoltà, se poi siamo soli, tutto è affidato non più alla conoscenza ma anche alla creatività, alla fantasia, a tutte quelle doti che ti fanno trovare una soluzione con il naso e non con la corteccia cerebrale.

Se c’è una rete di comunicazione invece tra più persone è scontato che il confronto diminuisce la possibilità di errore, mette a disposizione di tutti dati e notizie che possono tornare utili, aiuta e migliora la risposta sanitaria in generale.

Per far capire quello che intendo dire faccio sempre l’esempio della malaria, una malattia che ancora oggi è molto diffusa e che se non curata può portare a morte. Nelle nostre zone non è naturalmente una patologia comune e riconoscerla nelle fasi iniziali è tutt’altro che facile mentre chi opera in zone endemiche la vede come prima scelta diagnostica in caso di febbre. Stessa patologia ma situazione del medico diametralmente opposta con rischi evidenti per il paziente.

Oggi a posteriori vorremmo processare (???) una catena di comando politico e civile che ha cercato di muoversi, durante il periodo iniziale del Covid, in un ambiente totalmente sconosciuto ricevendo da chi avrebbe dovuto dare informazioni (scienza/medicina) risposte non esaustive, spesso contradditorie, talvolta errate.

È come se volessimo giudicare seduti sul divano la reazione di una persona che viene aggredita in casa con famiglia, figli ed animali domestici.

Semplicemente non si deve fare. Si deve fare invece un percorso a ritroso che ci faccia capire come avremmo potuto reagire meglio, sia come organizzazione civile che singoli individui, per poi a salire con l’analisi fino ai vertici dello stato, dell’Europa e dell’organizzazione mondiale della sanità.

Cosa quindi è mancato nella catena di informazioni, comunicazione, reazioni, valutazioni terapeutiche, approvvigionamenti, servizi sanitari eccetera.

Questo percorso, scevro da qualsiasi colore politico, ci dovrebbe portare a migliorare per garantire un futuro nostro e dei nostri figli, più sereno.

Quindi capire chi e come vengono fatte le ricerche, la comunicazione tra gli stati in caso di pandemia, cosa produrre in Italia (o Europa) per non dover dipendere da altri (qualcuno ha già dimenticato cosa avremmo fatto per avere una mascherina all’inizio della pandemia?), come far funzionare meglio la rete della medicina di base in funzione anche di allerta, come educare la popolazione ad un approccio collettivo al benessere comune e via discorrendo.

Ancora oggi ci sono persone che ignorano l’importanza dei vaccini e si scagliano contro a prescindere da ogni ragionamento serio, c’è chi ancora indossa la mascherina (ove è ancora d’obbligo indossarla per le norme vigenti) con il naso fuori (quindi inutilmente per lo scopo per la quale va portata) e con fastidio, chi ha già archiviato tutto (morti compresi) e non ha imparato nulla.

In un panorama così, vogliamo trovare qualcuno da appendere ad una corda come se ciò ci sollevasse invece dalle nostre piccole o grandi responsabilità. Una società che non vuole crescere nemmeno di fronte a queste tragedie ma che vuole cercare un capro espiatorio per assolvere tutti gli altri.

Non solo non capisco ma nemmeno mi adeguo.

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