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Urbi et Orbi

CINQUE SPERANZE

PAOLO CREMONESI - 10/03/2023

sostegnoIl naufragio di Cutro, con il suo tragico carico di morti tra cui tanti bambini, provoca, in chi non si riconosce nelle agghiaccianti parole del Ministro dell’Interno Piantedosi, anche tante domande.

La prima, immediata, riguarda quel senso di impotenza che sempre ci assale di fronte a fatti del genere e che si riassume nell’interrogativo: ma nel mio piccolo cosa posso fare?

Certo di fronte a fenomeni migratori di portata biblica, a popoli che fuggono da guerre e carestie, alla crescita demografica a doppia cifra che contraddistingue intere nazioni, la tentazione è quella di ritirarsi nel proprio guscio e lasciare a non meglio specificati altri la risoluzione del problema. Ma è possibile percorrere anche altre strade.

L’utilizzo dei corridoi umanitari, perseguiti da San Egidio, Tavola valdese, Cei ed altri, è per esempio un valido strumento alternativo al criminale traffico degli scafisti. E proprio perché ogni politica è la sommatoria di piccoli gesti, così come ogni bene comune è costruito sulla base di singoli mattoncini, mi permetto, a partire dalla esperienza personale, di riproporre all’attenzione del lettore uno dei più efficaci strumenti della cooperazione internazionale: il Sostegno a distanza.

Si tratta di accantonare nell’anno una cifra che varia da 330 ai 400 euro (meno del prezzo di un caffè al giorno) con cui permettere ad un bambino di un paese in via di sviluppo, tramite la mediazione di Organizzazioni Non Governative presenti sul posto, di completare il ciclo scolastico, accedere a cure sanitarie, avviarsi al mercato del lavoro in loco. L’effetto di un Sostegno a distanza è come quello dei cerchi d’acqua che si creano quando si tira un sasso: si allargano sempre di più raggiungendo tutti gli strati di una comunità locale.

Con mia moglie Chiara dal 2008 abbiamo avviato due percorsi del genere in altrettanti Paesi africani avvalendoci dell’esperienza della Ong Avsi. Sono cresciuti così sotto i nostri occhi, a distanza di cinque/sei anni ciascuno, Daniel, Jacob, Rita, Oscar, Ronald e John.

Questo aiuto ha raggiunto la famiglia, primo luogo di crescita e sviluppo, ma poi è arrivata a tutta la comunità che vive accanto, perché lo sviluppo è tale se non rimane patrimonio esclusivo di un singolo.

Il Sostegno a distanza è uno strumento flessibile e sociale. Può essere acceso da un singolo, una famiglia ma anche da una classe di una scuola, da un corso di ballo, da una parrocchia o una palestra, da un centro sociale, un gruppo di volontariato e – perché no – un condominio (nel caso che miracolosamente si vada tutti d’accordo). Si rivolge per sua natura ai tanti corpi intermedi che sono la ricchezza del nostro Paese.

Una storia: nel 2010, Harriet ugandese e suo marito divorziano. Lei si trasferisce nella città di Luuka per cercare lavoro con suo figlio Albert di soli sei mesi. Qui incontra per la prima volta gli assistenti sociali di Avsi.

Albert entra nel programma di sostegno a distanza nel 2015. In questo modo negli anni in cui il bimbo frequenta la scuola primaria, la mamma riesce a pagare le tasse scolastiche.
Nello stesso anno Harriet decide di unirsi ad un gruppo di risparmio femminile. I trenta membri che si riuniscono ogni settimana mettono da parte dai 2.000 a 10.000 scellini ugandesi. Dopo un anno la donna inizia a vedere i primi risultati del suo impegno: con i risparmi acquista una mucca. Nel 2016 una seconda e nel 2018 le vende entrambe, ottenendo una somma di denaro che investe in altre attività e che ora la rendono autonoma.

Certo non tutte le ciambelle riescono con il buco. Uno dei ragazzini da noi sostenuto, per esempio, rimasto orfano, è stato rapito da un parente e costretto a lasciare la scuola per lavorare i campi perché così dettava la regola della tribù di appartenenza. Ma per una storia finita male ve ne sono tante andate a buon fine. Si dirà: poca cosa rispetto al mare di problemi e alle tragedie a cui assistiamo… Intanto però cinque vite umane, cinque speranze per il futuro, non hanno avuto bisogno di imbarcarsi su un gommone.

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