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Opinioni

PITAGORICO

GIOIA GENTILE - 10/03/2023

Il GIP di Crotone, Michele Ciociola

Il GIP di Crotone, Michele Ciociola

Avevo sempre pensato che il linguaggio giuridico dovesse essere stringato e rigoroso, il lessico preciso e inequivocabile, il contenuto degli atti giudiziari strettamente attinente ai fatti, in modo che non ci potessero essere fraintendimenti. Qualche concessione alla difficoltà di lettura l’avevo fatta, a dire il vero, dato che la precisione del lessico a volte richiede termini di uso non comune. Ma ritenevo che il giudice dovesse comunque rifuggire da svolazzi stilistici, soprattutto quando sono di discutibile utilità.

Poi leggo sui quotidiani alcuni stralci dalle motivazioni che il GIP di Crotone, Michele Ciociola, scrive a sostegno della conferma di custodia cautelare di due degli scafisti fermati dopo il naufragio di Cutro, e mi imbatto in frasi come queste:

In attesa dell’atteso ed osannato turismo crocieristico l’Italia per alcuni giorni scopre altri esotici viaggi alla volta di Crotone e dintorni“. [Ironia del tutto fuori luogo, e in un documento giuridico poi!]

 “Lungi dall’ergersi alla Cassandra di turno, chi scrive, gravato dagli orrori dell’ultima mareggiata pitagorica, si accinge a vagliare l’ultimo fermo disposto [nei confronti degliaurighi dei natanti”, si legge in un altro passo] in materia di immigrazione clandestina“.

lo sbarco in esame non può essere ritenuto frutto di un epifenomico accordo tra ‘quattro amici al bar’, che imbattutisi per caso in almeno 180 disperati, decidono di affrontare i perigli del mare per speculare sul desiderio di libertà dei disperati medesimi”.

Ma no, dai, mi stanno prendendo in giro: è stata la mia prima reazione. La seconda: se la sarà fatta scrivere da un’intelligenza artificiale; forse ChatGpt ci ha preso gusto. La terza: sarà un vecchio signore che non si è adeguato ai tempi. Così sono andata a cercare una sua foto in rete e – stupore! – è comparso un bel ragazzo sorridente, elegante, occhiali d’ordinanza, barba e baffi curati: l’immagine che ti aspetti del giovane magistrato. Il quale, al giornalista che gli chiedevano conto del suo linguaggio, rispondeva: “Perché si stupisce? Io uso questo lessico, scrivo e parlo utilizzando una terminologia che per voi giornalisti può essere desueta, ma questo è un vostro problema”. In realtà sarà un problema anche per chi dovrà tradurre il documento – circa cinquanta pagine, pare – in turco e pakistano, come ordinato dallo stesso GIP.

Caro – gli direi se fosse un mio allievo – ogni scritto richiede un approccio semantico adeguato al contesto che si vuol trattare; se vuoi fare il letterato, cambia professione.  Inoltre, al di là del lessico, c’è un altro elemento che stona: il moralismo. Un giudice dovrebbe rifuggirlo come la peste: da lui ci si aspetta che prenda in considerazione la legge, studi i fatti, esponga le conseguenti conclusioni, possibilmente inconfutabili. Punto.

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