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Politica

FASCINAZIONE

GIUSEPPE ADAMOLI - 17/03/2023

moroPiansi quel 16 marzo del 1978, 45 anni fa.
E quel giorno non mi è mai più uscito dalla mente. Il crudele rapimento mi era apparso subito il preludio della morte certa e atroce.
Forse perché presagivo che lo Stato non avrebbe trattato con le Brigate Rosse. Forse perché era solo ciò che quei criminali volevano ottenere allestendo un macabro palcoscenico per settimane o mesi sotto i riflettori del mondo.

Quel giorno piansi come mi capiterà solo un’altra altra volta, a dirotto devo dire, più avanti nella mia vita politica. Le ragioni della mia fascinazione morotea erano due.
La prima del tutto politica come poteva accadere ad un giovane di quel tempo infiammato dalla voglia di cambiare il mondo, di chiudere con la guerra fredda, di vedere le “masse” di orientamento cattolico, comunista, socialista e laico nella piena accettazione di un comune destino democratico.

La seconda, più peculiare, ebbe inizio quando l’On, Luigi Galli di Gallarate, parlamentare per trent’anni e più volte sottosegretario, cominciò a portarmi con lui a qualche raro incontro ristretto e riservato con Aldo Moro nel quale ero il più giovane di tutti. Lo ascoltavo come una guida sicura e amica che ti accende la luce nel momento del bisogno.

Mi lasciò di stucco quando, vedendomi per la prima volta, mi chiese cosa facessi nella vita: studente lavoratore, ho appena cominciato sociologia ma non so se riuscirò a finirla, risposi. “Vedrai che ce la farai. È importante la politica ma completa gli studi”.
Come avrei potuto dimenticare un uomo – capo del governo, segretario della Dc, ispiratore di una fondamentale missione politica – così ricco di umanità, gentilezza, sensibilità?

Molti hanno confuso la sua “solidarietà nazionale” con il “compromesso storico” di Berlinguer ma non erano esattamente sovrapponibili. Il “compromesso” voleva legittimamente portare il Pci al governo per una duratura alleanza con la Dc allo scopo di uscire dall’isolamento occidentale.

La “solidarietà nazionale” morotea voleva una tregua temporanea nel conflitto politico per dare la medesima chance elettorale a tutte le forze popolari e rendere possibile l’evoluzione della “democrazia bloccata”. Poi il “popolo” avrebbe deciso liberamente le sorti dell’Italia e i due grandi partiti sarebbero tornati ad essere alternativi.

Malgrado il mio attaccamento alla Dc di allora, confesso che provavo dispiacere, quasi una rabbia che faticavo a nascondere: perché Berlinguer così giustamente celebrato dalla sinistra e Moro onorato solo per un certo periodo e poi abbastanza trascurato da una larga parte della Dc ufficiale?

Anche per questo non rimpiango il passato. La bellezza della gioventù è una cosa ma non la mescolo con le durissime vicende politiche di allora. Ne è testimonianza proprio l’atroce fine di Aldo Moro che raggiunse l’obiettivo, non solo “brigatista” ma variamente internazionale, di cambiare il corso della storia italiana che si stava positivamente aprendo.

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