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Cultura

NON SOLO PASTORELLI

RENATA BALLERIO - 24/03/2023

la-saletteNel marzo del 1965 Jacques Maritain, che si era ritirato presso i Piccoli Fratelli di Gesù di Tolosa, dopo una visita di monsignor Pasquale Macchi, invia a Paolo VI un memorandum per i problemi in discussione al Concilio.

La notizia in sé, oltre ricordare Monsignor Macchi di cui si avvicina l’anniversario dei cento anni della nascita e che rimane un importante testimone dell’inquietudine del Papa per il sequestro Moro di quarantacinque anni fa, può sembrare poco significativa. Eppure riesce a provocare non scontate associazioni di idee e di ricordi. A dire il vero la miccia è accesa anche grazie ad un viaggio fatto di recente da un gruppo di turisti nella zona delle Alte Alpi Francesi. Per la precisione un gruppo indunese.

Si tratta de La Salette, nel grande parco des Ecrins, dove, in un paesaggio che incanta gli occhi e il cuore, è situata – imponente e solitaria – la Basilica di Notre-Dame. Vi si arriva dopo una lunga strada che si conclude in un abbraccio di montagne. La Salette, sita a 1800 metri, continua a soddisfare dal lontano 1846, anno in cui vi fu per i credenti l’apparizione della Madonna in lacrime a due pastorelli, quel desiderio di meraviglioso che è dentro di noi.

É il misterioso incanto che si prova in alcuni luoghi. Dicono di provarlo anche i numerosi turisti stranieri, di cui oltre mille francesi, che l’anno scorso hanno visitato il nostro Sacro Monte. Ma ritornando alla sperduta basilica francese, essa ebbe un ruolo importante nell’avventura umana e intellettuale di Maritain. Lucetta Scaraffia ha scritto che la Salette costituisce un caso veramente particolare fra le apparizioni mariane ottocentesche: un santuario montano (sorto dove non c’erano che faticosi alpeggi), destinato a prima vista alla devozione popolare che diventa centro dell’interesse degli intellettuali francese ed è coinvolto in molte importanti conversioni perché circondata da un’aura esoterica, se non occultista.

E tra gli intellettuali anche Maritain e Joris-Karl Huysmans, l’autore di A Rebours, il romanzo-bibbia del decadentismo. É interessante percorrere, raccolti nel silenzio della luce soffusa, le numerose navate ed è quasi inevitabile pensare che il termine navata rimanda etimologicamente e simbolicamente alla nave che è la Chiesa. E ai tanti mari in tempesta da essa attraversati.

Per giungervi si può visitare Embrun, Comune di meno di settemila abitanti, carico di storia. Vi si tennero ben cinque sinodi vescovili, di cui quello del 1723 fu drammaticamente animato perché alcuni vescovi votarono contro la bolla papale promulgata da Clemente XI per condannare il giansenismo. E non lontano da Embrun la più alta città francese, Briançon, che dai 1325 metri domina la valle della Durance.

Le guide turistiche affermano che merita visitarla per passeggiare tra le sue strade strette, per respirare l’aria particolarmente salubre, per guardare le sue fontane. Città dell’acqua è stata definita. Definizione che fa riflettere vista la siccità che ferisce anche la Durance e lo stupendo lago de Serre-Ponçon non lontano.

La cittadina francese è dal 2008 nella lista dei siti Unesco. Lo è per l’imponente sistema di fortificazioni difensive fatte costruire dal grande ingegnere militare 1707 Vauban, morto il 30 marzo del 1707. Erano fortificazioni volute dopo che furono ridisegnati i confini di alcuni Stati per un trattato di pace. Vi soggiornò – dicono con ironia le guide turistiche – papa Pio IX, prigioniero dei Francesi, stanco e malato dopo aver valicato in modo avventuroso il Monginevro. Era il 1799.

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