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CONTINENTE VECCHIO

MARCO ZACCHERA - 14/04/2023

Il grattacielo Burj Khalifa a Dubai

Il grattacielo Burj Khalifa a Dubai

Lontani dall’Europa si ha la possibilità di guardare le cose con maggiore distacco e dare un’occhiata al nostro vecchio continente con affetto, ma anche con maggiore obiettività.

Se da Dubai pensate a Bruxelles, i confronti sono sconsolanti.

L’Europa sembra incartata, incantata o incatenata: fate voi, il risultato è che sembriamo fermi davanti ai cambiamenti del mondo e non ce ne rendiamo conto.

Dubai è oggi quello che duemila anni fa poteva essere Roma, ovvero il centro del potere, una città sviluppatasi in pochi decenni e che solo trent’anni fa era un deserto di sabbia. Dubai ancor più di Londra o di New York, perché è qui – allargando lo sguardo ad altri Emirati del Golfo e alla penisola arabica – il nuovo centro propulsore dove si incontrano etnie e razze, lingue ed economie e dove si costruisce più velocemente il futuro, in un derby serrato con il sud-est asiatico e la Cina. Non è solo la questione del petrolio, ma dell’uso politico e finanziario che si è fatto di questa risorsa.

In Arabia Saudita stanno costruendo (sarà ultimata entro il 2025) una città del futuro, Neom, lunga 250 chilometri sulla costa del Mar Rosso. Sarà – secondo i progettisti – del tutto autosufficiente per gli iniziali 400.000 abitanti dal punto di vista energetico, senza auto ed ecologicamente perfetta. Pochi lo sanno in Italia.

Quanti invece hanno capito che se c’è accordo tra Arabia Saudita ed Iran, ovvero tra sciiti e sunniti – addirittura sotto la regia cinese – per l’Europa vuol dire essere tagliati fuori?

A Bruxelles si discute di immigrazione, sanzioni e biodiesel, a Dubai si incrociano famiglie russe che vanno e che vengono perché i voli bloccati in Europa verso l’ex impero sovietico – qualcuno ci ha pensato? – passano adesso tutti di qui (e per Istanbul). Insieme ai tanti russi che non sembrano minimamente preoccupati dalle sanzioni sciamano cinesi e indiani, americani e (pochi) europei. Il Golfo Persico è strategicamente diventato centrale perché è a poche ore dall’Europa, dall’Africa, dai grandi mercati asiatici. I prezzi sono accessibili e la qualità della vita è ad alto livello, almeno per i cittadini emiratini.

Certamente tutto è basato anche sullo sfruttamento di milioni di immigrati dal subcontinente indiano e dal Nord Africa, ma che comunque qui stanno molto meglio che a casa loro. Sono una forza-lavoro immane e a basso costo, schiavi moderni copia-conforme di quelli che duemila anni fa puntellavano l’economia romana, solo che questi vi arrivano per scelta, sia pur di necessità.

La discriminazione è visibile, a volte insolente, ma se per noi europei è bello pensare di essere invece “diversi” e più “politicamente corretti”, va notato che qui non ci sono centri di immigrazione rigurgitanti di disperati, né immigrazione clandestina, perché si arriva solo con il passaporto ed un contratto di lavoro. Porte allora aperte per tutti.

Noi discutiamo di questioni energetiche, sanzioni e guerra in Ucraina (che da queste parti non interessa a nessuno), qui siamo già al “post petrolio” fatto di solare, ma anche all’acqua desalinizzata e riciclata a volontà che irriga il deserto (ma il mare non ce l’abbiamo anche noi?) e trasforma Dubai in un giardino tra mille palazzi e la siluette del Burj Khalifa che – con i suoi 828 metri – è il grattacielo più alto del mondo.

La città è immacolata e sicura: non una carta per terra, un’aiuola fuori posto, un buco nell’asfalto anche nell’estrema periferia, tra svincoli autostradali e monorotaie sopraelevate. Se per due secoli l’Europa ha esportato colonialismo, ma anche bagliori di democrazia, oggi è quasi assente ed anche i marchi più prestigiosi, dalla moda alle auto, hanno proprietà e cuori asiatici.

Siamo piccoli, contiamo sempre di meno eppure non vogliamo crederlo: pensiamo di essere l’ombelico del mondo e non lo siamo più, sovrastati e incalzati da un’Asia ben più numerosa, potente, giovane. Riflettiamoci. Basta considerarci i primi della classe: non serve e soprattutto non è vero.

Una riflessione pericolosa anche perché allora potremmo essere tentati dal pensare che solo con un rinnovato rapporto con la Russia potremmo tornare protagonisti per materie prime, superficie e possibilità di sviluppo, mentre il rapporto con gli USA, altra grande potenza in obiettivo declino, sembra più guardare verso il passato.

Passato importante, struggente, sicuramente positivo ma che sullo scacchiere mondiale conta sempre di meno. Tra l’altro un rapporto da sempre squilibrato, ma che adesso ci sta dissanguando sempre di più. Utile un viaggio a Dubai, vedere per credere.

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