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Fisica/Mente

DIFENSIVISTI COL CAMICE

MARIO CARLETTI - 28/04/2023

medicinadifensivaTra gli argomenti di punta che emergono dal “nuovo” ministero della salute vi è anche la lotta alla medicina difensiva.

Per capire cosa intende il Ministro Orazio Schillaci e farsi quindi una idea del tema, vale la pena fare qualche passaggio.

Per Medicina Difensiva (MD) si intendono tutte quelle prestazioni sanitarie prescritte/erogate dai medici per prevenire il rischio di denunce legali da parte di pazienti (o loro famigliari) per malasanità in generale.

Va anche ricordato che attualmente in Italia l’errore medico può essere sanzionato anche dal puto di vista penale come avviene anche in Polonia e Messico.

In altri precedenti articoli ho spiegato come le spese sanitarie dei sistemi più evoluti sono ormai insostenibili per alcuni motivi (età avanzata della popolazione, malattie croniche a carattere non ereditario, sviluppo tecnico/farmacologico etc), tra i quali la MD è considerata uno dei fattori più importanti.

Parliamo quindi di tutte quelle attività cliniche che il medico fa in aggiunta a ciò che per proprie competenze professionali ritiene opportuno e/o standard, per timore di contenziosi, di fatto generando una spesa maggiore a carico del sistema sanitario.

Dal punto di vista scientifico si distinguono due MD, una positiva quando vengono prescritti esami superflui ed una negativa quando il sanitario rifiuta la prestazione in quanto ritenuta ad alto rischio.

Il paziente è vittima quando non ha accesso alle terapie, il medico lo è invece quando sottoposto a ritmi insostenibili o a critiche sia interne che esterne alla struttura sanitaria dove opera.

Per fare un esempio assai intuitivo di MD si usa citare il taglio cesareo durante il parto, atto chirurgico che diventa soluzione primaria quando vi è un rischio, anche se quest’ultimo sarebbe statisticamente affrontabile.

È chiaro che non è facile talvolta distinguere un atteggiamento di prudenza rispetto ad una vera e propria MD, ma la maggior parte degli studi indica che in realtà il problema in sé tende ad aumentare ed è meno comune nei paesi del Nord.

Alla base di questo dato di fatto resta naturalmente una relazione medico paziente chiaramente in crisi dove il primo si sente sotto pressione impropria rispetto al sacrificio professionale che pensa di compiere ed il secondo invece è disorientato rispetto alle comunicazioni che raccoglie direttamente, o talvolta indirettamente (web), senza essere in realtà aiutato a comprendere.

Grava anche il fatto che i tempi a disposizione per entrambi per approfondire la reciproca conoscenza personale o per specificatamente inoltrarsi nei temi sanitari, siano via via diminuiti per motivi molteplici, primo fra tutti quello economico.

Un recente studio fatto tra i medici di base ha messo in evidenza come un colloquio chiarificatore con il paziente in caso di malattie del tratto superiore dell’apparato respiratorio (raffreddore, sindrome influenzale etc etc) ha portato ad una drastica riduzione della somministrazione dell’antibiotico (costoso e nel 90% dei casi non utile), farmaco invece spesso richiesto dal paziente per passa/parola o conoscenza superficiale.

La MD andrebbe pertanto scoraggiata, soprattutto in caso di situazioni ben più complesse, con una maggior condivisione da parte dei pazienti e loro famigliari del percorso terapeutico. Un vero e proprio cambiamento culturale nel quale le parti in causa non si sentano più distaccati come attore o pubblico, ma partecipi delle scelte, che devono ovviamente essere improntate sulle conoscenze mediche condivise dalle comunità sanitarie internazionali.

Si capisce quindi che la depenalizzazione degli errori sanitari è attesa dal mondo medico con trepidazione ed è sostenuta soprattutto dal fatto che diversi hanno messo in evidenza che oltre il 70% delle cause si concludano con l’assoluzione del medico.

Questo ovviamente ove non ci sia dolo che sarà sempre, ed in ogni caso, perseguibile.

Pensare che questo sia un problema solo del medico è un grande errore perché in realtà i costi economici sono pagati da tutta la comunità, naturale quindi auspicare una scelta equilibrata e condivisa che aiuti a riavvicinare i sanitari ai pazienti e non scavi un solco ancora più ampio.

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