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Società

PD CROMATOSO

LUISA NEGRI - 28/04/2023

Elly Schlein ed Enrica Chicchio

Elly Schlein ed Enrica Chicchio

I vestiti nuovi dell’imperatore. Era il titolo di un racconto di Andersen, ma potrebbe essere anche il senso di un certo modo di fare politica. Servirsi degli specchietti per attrarre le allodole pronte a farsi accecare dalla luce abbagliante del sole.

E i colpi di sole sono un rischio, per chi li insegue come per chi li inscena. Naturalmente i colpi di sole non sono quelli che si fanno nel negozio delle parrucchiere di Bruxelles -per dirla con la Signora Coriandoli- con tintura a nuances, pettine e polso fermo. Anche perché “non siamo mica qui a pettinare le bambole”, per dirla invece con un vecchio leader del partito, un Pd oramai stupefacente anche nel tentativo di essere à la page.

Pare che il luccichio della carta patinata più chic e il capello a modino piacciano tanto al nuovo segretario, comparso su Vogue Italia in questo periodo in un “trench color glauco”, uno spolverino suggerito a Elly Schlein dall’amica ed esperta di armocromia Enrica Chicchio.

“Sono orgogliosa, scrive su Instagram la consulente d’immagine, di lavorare con @ellyesse e scegliere con lei le giuste cromie dietro le quali si veicolano messaggi importanti”.

E’, la nostra, una influencer e consulente d’immagine -sarà una Ferragni in ascesa?- che accompagna le parole dell’amica Elly e le dà consigli perché sia la mente di chi indossa l’abito a azzeccare in anticipo la giusta combine cromatica da abbinare al contesto o al momento.

Difficile per un elettore Pd, da anni speranzoso di poter continuare a riconoscersi nel partito in cui ha cercato risposte, non sentirsi disarmato come l’innocente protagonista della fiaba di Andersen. Che vedendo sfilare l’imperatore in mutande non può fare a meno di puntare il suo dito di bambino per alludere alle ridicole nudità intraviste. Non ce ne voglia Elly, ma se “la satira è satira”, come è vero per lei, sia consentito anche a noi discettare  ironicamente di abiti e di moda. E dire che siamo almeno un po’ delusi da certo modo di presentarsi agli elettori, non solo per contenuti assoluti, che appaiono in generale poco ficcanti. Ora lo siamo anche per le scelte di abbigliamenti inadeguati: per sfumature da convalescenza, taglie, forse un po’ troppo oversize o double face, ma soprattutto  stile.  Come non sia facile vestirsi lo aveva capito benissimo e lo insegnava la bellissima e geniale Gina nazionale.

Non fidandosi neppure delle amiche, lei gli abiti se li cuciva personalmente con la macchina a pedale. Non sappiamo se lo strumento in oggetto fosse una Singer o una Necchi. Potrebbe dircelo il ministro -un po’ permaloso secondo noi, e anche secondo Elly- che porta a sua volta l’onorato e amato cognome della gagliarda, lei sì, indimenticabile bersagliera.

Ma quelli erano I tempi dei bravi registi.

Ci sapevano raccontare, con occhio sincero, speranzoso e lungimirante insieme, il realismo del nostro devastato, eppure coraggioso, dopoguerra. Analogie?

Amarcord…

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