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Cultura

HOPE

GIOIA GENTILE - 05/05/2023

davidÈ una bella signora quella che sorride dallo schermo televisivo: abito rosso fiamma, capelli neri, occhi chiari: si sarà fatta consigliare – absit iniuria verbis – da un’armocromista? Non credo: troppo contrasto tra il rosso dell’abito e il bianco del marmo.  La signora non deve conquistare elettori, ma solo ammirare da vicino il David di Michelangelo. L’ha invitata a Firenze il sindaco Nardella. È la preside della scuola statunitense da cui è stata costretta a dimettersi perché, durante una lezione di Storia dell’Arte, aveva mostrato un’immagine del David. Nudo. Pensate un po’! Non gli avevano neanche messo dei “braghettoni”, come quelli che il povero Daniele da Volterra fu costretto ad applicare sugli affreschi della Cappella Sistina e che gli costarono il fastidioso soprannome con cui viene ancora ricordato.

Eravamo nel Cinquecento, allora, dopo il Concilio di Trento, e pensare a quell’imposizione può far sorridere – anche perché, fortunatamente, gli affreschi si sono salvati – ma scoprire che oggi il David è considerato pornografico sinceramente un po’ mi spaventa. Mi pare che l’ignoranza stia dilagando a tutti i livelli e, se è pericolosa quando si manifesta a livello del potere, è distruttiva quando invade il territorio dell’arte e del pensiero, assumendo le caratteristiche della presunzione.

Nel caso della preside americana pare siano stati alcuni genitori a protestare per il nudo, a loro dire pornografico, come la Creazione di Adamo della Cappella Sistina e la Nascita di Venere di Botticelli, tutte opere che avrebbero dovuto illustrare, nelle intenzioni dell’insegnante, il Rinascimento; tuttavia poi è stato il presidente del consiglio scolastico, da cui ci aspetterebbe una maggiore consapevolezza culturale, a costringerla a scegliere tra licenziamento e dimissioni. Alcuni media statunitensi hanno parlato di “effetto DeSantis”, il governatore repubblicano che ha voluto dare più potere ai genitori nella gestione dell’educazione scolastica. Un’idea sciagurata, che nasce dalla convinzione, ormai radicata, che tutti possano parlare di tutto, specialmente della scuola.

Comunque sia, l’episodio è rivelatore di un imbarbarimento culturale sempre più evidente sia tra i “conservatori” – come in questo caso – sia tra i “progressisti” – come nel caso dei vocaboli cancellati e dei monumenti abbattuti in nome del politicamente corretto.

Ciò che mi preoccupa è l’incapacità di leggere e il rifiuto di imparare a farlo: non intendo leggere fisicamente un testo, ma approfondire, ricercare, documentarsi, riflettere, capire e, infine, elaborare un pensiero autonomo. Ormai molti non leggono più nemmeno i post sui social, limitandosi a guardare le immagini che li illustrano, senza rendersi conto che anche le immagini richiedono una lettura attenta: il loro linguaggio, che sembra immediato, in realtà va decodificato e contestualizzato. Se i genitori di quella scuola americana avessero saputo “leggere” il David non avrebbero neppure pensato di protestare.

Per fortuna c’è ancora chi si indigna ed è stato bravo il sindaco di Firenze ad invitare la docente, a premiarla e a dare risalto all’incontro. La signora, per inciso, si chiama Hope, Speranza. Un auspicio per David e per tutta l’arte.

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