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Attualità

MARCO D’ASSISI

SERGIO REDAELLI - 19/05/2023

marcoCome promesso ai lettori, Marco Tarquinio, 65 anni, ex direttore di Avvenire, prosegue da editorialista la collaborazione giornalistica con il quotidiano dei vescovi italiani. In perfetta continuità con la fase professionale appena conclusa, continua a impegnarsi per la pace contro la guerra, elementi non secondari della fortunata formula che ha fatto crescere Avvenire in autorevolezza e visibilità nel panorama dell’informazione nazionale. Che fosse un criterio valido lo riconosce lo stesso editore, vale a dire la Cei, la Conferenza episcopale italiana. E come spesso accade in questi casi, fioriscono le ipotesi sull’avvicendamento.

C’è chi lo spiega con l’atteggiamento fortemente critico assunto da Tarquinio contro il governo per l’invio di armi a Kiev (che peraltro accomuna la Meloni a Draghi, il Pd a Forza Italia, l’attuale governo a quello precedente); chi dà la colpa al pacifismo oltranzista che l’ex direttore condivide con Michele Santoro e Giuseppe Conte; chi ipotizza che egli mediti di candidarsi alle elezioni europee 2024 con il movimento 5Stelle. Marco “d’Assisi” – così è stato definito essendo nato nella città del santo – ha sempre detto che “non bisogna cedere alla feroce seduzione della guerra e della sua ineluttabilità come strumento per risolvere le controversie internazionali”.

Sono le stesse idee che il papa predica da quando è iniziato il conflitto ucraino (“la guerra è un controsenso della creazione, le persone vengono prima delle armi”) e che non rinnega dopo l’incontro deludente in Vaticano con Volodymyr Zelensky, deciso a ottenere la vittoria sul campo di battaglia. Sono gli stessi concetti che sostiene il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza dei vescovi, il quale ripete che “la porta della pace è stretta ma non c’è altra soluzione”. I numeri confermano l’assurdità delle guerre. Nel 2021 le potenze mondiali hanno dilapidato in armi ed eserciti la cifra record di 2.113 miliardi di dollari, il 2,2% della ricchezza globale.

Tarquinio spiegava tempo fa: “I giornali cattolici sono più liberi degli altri organi di stampa perché non rispondono soltanto alla legge del profitto. Rappresentano una pluralità di voci e garantiscono un’informazione controcorrente. Sui temi della difesa della pace e della vita, della bioetica, dell’economia dal volto umano, dei diritti degli ultimi, dei migranti e dei cittadini senza voce, l’editoria cattolica è una voce fuori dal coro dei padroni dei giornali, dietro ai quali agiscono i poteri forti”. Vedremo se l’ex direttore che marcia da Perugia ad Assisi con la comunità di S. Egidio e difende il diritto alla parola del professor Orsini, imboccherà la strada della politica.

Lui, ospite dalla Gruber, smentisce; e dalla tribuna di Avvenire continua il dialogo con i lettori contestando ancora una volta “il ripudio della pace, invece della guerra, che capovolge la nostra Costituzione, quell’articolo 11 che papa Francesco citò parlando al mondo intero nell’Angelus del 27 febbraio 2022”. E rinnova l’invito a “svegliarci in giorni in cui dall’Europa arriva un angosciante via libera all’utilizzo per la produzione di munizioni da guerra dei fondi del Pnrr, ovvero delle risorse del grande piano di ripresa post-Covid intitolato alla prossima generazione europea. Sarebbe un deragliamento – scrive – e una feroce distorsione di senso”.

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