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Cultura

ALL’OPERA

LIVIO GHIRINGHELLI - 19/05/2023

DonizettiNella prima metà dell’Ottocento il melodramma si fece specchio delle nuove problematiche dei gruppi intellettuali risorgimentali, ma senza superare gli orizzonti di una borghesia politicamente e culturalmente tagliata fuori dal più evoluto liberalismo romantico europeo, però sensibile all’unificazione del gusto musicale, cha appare un fatto compiuto con Bellini e Donizetti, cui si accompagna il progressivo isolamento della musica italiana rispetto ai grandi canali del rinnovamento culturale europeo.

Più incline a un intimismo elegiaco le opere di Bellini; più caratterizzate da una strumentazione più disinvolta e da una accesa espressione drammatica quelle del più versatile Donizetti, impegnato nel genere serio come nel comico. Il melodramma romantico italiano del primo Ottocento è essenzialmente basato sull’effusione melodica, sul tema dell’amore e sull’intensa caratterizzazione sentimentale dei personaggi, spesso infelici creature femminili.

Gaetano Donizetti(1797-1848), d’umile famiglia, nel 1806 fu ammesso alle “Lezioni caritatevoli di musica” dirette da S. Mayr, che curò personalmente la sua istruzione in clavicembalo e composizione fino al 1815, inviandolo poi al Liceo musicale di Bologna a perfezionarsi in contrappunto con padre Mattei. Ebbe così una preparazione professionale non solo organica e seria, ma di buon livello dottrinale, improntata ai modelli del classicismo viennese alla Haydn e alla Mozart. Le strutture melodrammatiche stesse traggono origine non già dal teatro corrente o da Rossini, ma da Mozart e Gluck.

Nell’Anna Bolena, una tragedia di passione su libretto di F.Romani (Milano 1830), l’istintiva vocalità donizettiana giunge a sbloccare gli schemi lirici consueti con l’adesione al ritmo del romanzo d’appendice. Nell’Elisir d’amore (Milano 1832) si dispiega la miglior vena giocosa, fatta di fresca invenzione, di spunti popolari nativi, avvolti di malinconico lirismo. Con Lucia di Lammermoor, su libretto di S. Cammarano (Napoli 1835) Donizetti si impone con una ricca e raffinata stratificazione di voci e di timbri strumentali, vi prende vita uno stile personale dove il canto, semplicissimo, divaga in frammenti, giocando fra ariosi, nudi recitativi e improvvisi episodi melodici. La Lucia, su testo tratto dal romanzo The Bride of Lammermoor di Walter Scott, per la sua azione drammatica a forti contrasti, è considerata il capolavoro di Donizetti. La caratterizzazione psicologica è di presa immediata. Vi si ravvisa un anticipo di figurazioni tipiche dello stile verdiano più maturo.

Morto Bellini, non ancora affermatosi Verdi, Donizetti si trovò al centro di un decennio di gloria incontrastata. Nel 1835 gli si apersero le porte di Parigi, anche per la benevolenza di Rossini. Nel 1840 fa rappresentare La figlia del reggimento su libretto di Bernay de Saint-George e J.V. Bayard, opera piena di brio e ricca di contrasti e il 2 dicembre dello stesso anno La Favorita presso l’Accademia reale di musica.

Vi riprende quasi integralmente l’Angelo di Niside, con pagine tratte dal Duca d’Alba. Molte le pagine di alta forza lirica e drammatica, di grande rilievo l’unità stilistica del quarto atto. Tra le arie celebri “Una vergine, un angel di Dio”, “Oh! mio Fernando”, “Spirto gentil”. Nel maggio del 1842 è la volta di Linda di Chamonix, con spunti lirici di viva caratterizzazione psicologica, tuttora in repertorio.

L’opera è rappresentata a Vienna presso il Teatro Karntnertor essendo Donizetti stato nominato direttore dei concerti privati dell’Imperatore. L’opera comica-sentimentale Don Pasquale è invece rappresentata a Parigi presso il Théatre des Italiens il 4 gennaio 1843. Qui non si tratta di tono larmoyant, bensì di una nuova vena patetica affettuosa, nella quale Donizetti coinvolge le sue creature. I personaggi hanno tutti una loro caratteristica individuazione melodica e ritmica e nella fluidità dell’azione ciascuno serba la sua indipendenza. La vicenda si svolge a Roma agli inizi del XIX secolo. Da sottolineare le arie “Bella, siccome un angelo”, “ Sogno soave e casto”, “Quel guardo il cavaliere”, “Com’è gentil”, “Tornami a dir che m’ami”.

Nel 1845 a Parigi Donizetti è colpito da paralisi cerebrale. Muore a Bergamo nel 1848.

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