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Pensare il Futuro

A TUTTO GAS

MARIO AGOSTINELLI - 19/05/2023

nucleareLa maggioranza di governo approva una mozione alla Camera con un testo che valuta l’inserimento dell’atomo nel mix energetico nazionale.

Il nucleare, quindi, si riaffaccia nel dibattito politico italiano, con una mozione presentata dalla maggioranza di destra e qualche transfuga del centro.

Il Governo, “al fine di accelerare il processo di decarbonizzazione dell’Italia, valuterà l’opportunità di inserire nel mix energetico nazionale anche il nucleare quale fonte alternativa e pulita per la produzione di energia”. La scusa (risibile) è che i referendum di bocciatura del nucleare riguardavano quello di I e II generazione, mentre ora siamo alle soglie della sperimentazione della “quarta” (?!)

In effetti, il vero protagonista è il gas, che l’ENI continuerà ad estrarre nei Paesi lontani per far aumentare il suo peso nel mix energetico con la scusa che poi arriverà il nucleare pulito a sostituirlo. Niente di più fantasioso e subdolo: la mozione governativa dice chiaramente che l’Italia non rispetterà emissioni zero di CO2 entro il 2050, in contrasto con la decisione del parlamento europeo.

Questo è il nocciolo della mozione presentata da oltre trenta deputati e qui si spiega bene l’alleanza solidissima tra Meloni e De Scalzi (AD rinominato in questi giorni all’ENI).

La strategia di ENI rischia di far violare al nostro Paese gli impegni climatici assunti e di minare seriamente il processo di transizione ecologica in atto. Con obiettivi che non sono affatto in linea con quelli sanciti dall’Accordo di Parigi, la “partecipata” tira dritta nell’espansione di petrolio e gas e di fatto riserva alle rinnovabili un misero piano di sviluppo. Il Ministro dell’economia e delle finanze, in qualità di azionista di controllo pubblico, che di fatto detiene quasi il 31% delle azioni ordinarie, non dovrebbe rimanere silente, ma è in combutta con la maggioranza di governo.

ENI ha infatti annunciato di voler incrementare la propria produzione di idrocarburi a 1,9 milioni di barili di petrolio equivalente al giorno, e di voler dedicare agli investimenti nelle rinnovabili solo 1,65 miliardi di euro dei 9 di spesa in conto capitale previsti, all’anno, nel triennio 2023-2026. Con questi obiettivi il colosso dell’oil&gas non solo sfora del 70% il livello richiesto per allinearsi agli scenari di riduzione di Net Zero Emission UE, ma relega anche le rinnovabili al di sotto del 7% nel mix di approvvigionamento energetico aziendale. L’opposto di quello che avrebbe dovuto fare, soprattutto in questo momento storico, in cui gli investimenti nelle rinnovabili devono essere sostitutivi. Dal Ministero i cittadini si aspettano delucidazioni su cosa intenda fare per il contrasto all’emergenza climatica.

In questo contesto RE Common e un gruppo di cittadini hanno portato ENI (responsabile a livello globale di un volume di emissioni di gas serra superiore a quello dell’Italia intera) in Tribunale, perché è una delle aziende più inquinanti al mondo. Questa è la prima azione di contenzioso climatico contro una società di diritto pubblico-privato che avviene in Italia.

Riesce così più chiaro allora il revival stantio e un po’ stucchevole del nucleare spacciato per energia pulita, promosso da una “campagna di informazione oggettiva, basata su rigore scientifico, al fine di evitare opposizioni preconcette”. Nella mozione di governo si parla a vanvera di reattori di quarta generazione (non esistono!), di sviluppi della fusione nucleare così cara a Cingolani, sostenuta dal discorso della premier di governo che alla Camera ha affermato “che sull’atomo l’atteggiamento del governo rimane pragmatico, ispirato al principio di neutralità tecnologica, in attesa di un eventuale, chiaro atto di indirizzo del Parlamento, senza il coinvolgimento del quale non potremmo assumere alcun impegno a livello internazionale”. Ed ecco che la maggioranza del Parlamento l’ha accontentata nel lampo di una settimana, quando per piantare una pala eolica nel mare di Taranto erano occorsi sette anni di accertamenti…

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