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Attualità

PICCOLI PENSATORI

FABIO GANDINI - 25/05/2023

giovane-pensatoreUn bambino è un libro bianco, un contenitore vuoto e pulito, un essere umano assetato di conoscenza.

Quest’ultima è istinto primordiale che ognuno di noi può vantare per diritto divino, ma tra una balza e l’altra dell’esistenza tale regalo e la sete che genera rischiano di inaridirsi, addirittura di prosciugarsi, rendendoci “bruti” in un inferno sceso in terra.

Nel bambino c’è invece la spinta a varcare ogni giorno una colonna d’Ercole diversa. La scoperta è un incessante viaggio di crescita e le domande sono un trampolino di conquista: ogni “perché” suona interessato ma puro, è una promessa candida e autentica a mettersi in gioco, in cambio di una possibilità di comprensione.

In un humus siffatto può esser ben piantato lo spirito critico, nella concreta speranza che germogli rigoglioso e indistruttibile dal vento della faciloneria e della pigrizia, oppure fiaccato da morali ad adesione automatica, o ancora vinto dalle mode, dalle paure, dalle convenienze, dal tornaconto.

I cuccioli di uomo, come quelli di ogni animale, non possono provvedere autonomamente al loro sostentamento: il compito di reperire e fornire il nutrimento spetta quindi ai genitori o a coloro che in taluni spazi della quotidianità ne fanno le veci. Allo stesso modo però vanno nutriti di pensiero, affinché possano crescere e diventare adulti consapevoli, retti e capaci di orientarsi a ogni crocicchio, prendendo la strada giusta per sé stessi e per quei piccoli o grandi destini collettivi che anche da loro passeranno.

Insomma, pare di formidabile importanza e rilievo il progetto che talune scuole primarie varesine stanno portando avanti nell’ambito del Festival dei Giovani Pensatori, iniziativa ormai ultra decennale dell’Università degli Studi dell’Insubria. Si chiama “Filosofare con i bambini” e porta l’amore per la sapienza lì dove può essere accolto senza riserve. Ed è questa la grande intuizione.

Due gli argomenti di riflessione quest’anno: l’umanesimo digitale e la pace. Si tratta di “titoli” che apparentemente possono apparire proibitivi per uno studente e un “pensatore” in erba, di una complessità che spesso mette in crisi anche l’adulto. In realtà, in entrambi i casi, agire prima significa anche agire bene.

È qui che “il filosofare” acquisisce infatti dei proficui contorni propedeutici, palesi a tutti. Portare un bambino a interrogarsi sull’uso dei mezzi tecnologici che ammantano l’esistenza contemporanea può arrivare a farne un adulto informato e istruito di quella responsabilità che a noi “vecchi” – parimenti fruitori di tutte le possibilità oggi concesse dal digitale – non è stata insegnata. E infatti abusiamo, facendo danni incalcolabili ogni qual volta il pensiero rimane esterno all’automatismo.

Discutere di guerra con un bambino, poi, aiuterà quest’ultimo a rafforzare, conservare e poi arricchire di contenuti quell’innocenza che è l’unico mezzo per ridurre ai minimi termini la questione. La guerra è semplicemente il “male”: un cucciolo di uomo non ha bisogno di tanto tempo per arrivarci.

Quest’anno, a sintesi del lavoro fatto sui banchi durante i semestri, i “Giovanissimi Pensatori” delle elementari provinciali descriveranno la pace come un viaggio: si prepara la barca, si parte, si naviga, si affronta la tempesta e si ritrova il sereno.

Tale e quale la vita, un viaggio che si inizia da piccoli.

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