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L'antennato

RITORNI E NO

STER - 16/06/2023

gialappaVeleggia con ottimi risultati d’ascolto sul Tv8 la nuova avventura catodica della Gialappa’s band, a seguito del processo di “decrescita felice(?)” che ha portato il celebre trio a rimanere un duo, formato da Giorgio Gherarducci e Marco Santin, dopo il ritiro dalla ditta di Carlo Taranto.

Gialappa Show è un varietà divertente, che va in onda in prima serata alla domenica e – come fare una vacanza a Rimini al posto di un viaggio saltato all’ultimo minuto nel Borneo – regala il sottile piacere della sicurezza: tutto è esattamente come te lo aspetti, dalla scenografia al pubblico, dalle luci ai contributi video, ci sono anche alcuni dei comici che animavano lo show quando andava su Mediaset, in particolare l’ottimo Marcello Cesena e il superbo Mago Forest, e si ritrova persino la stessa musicalità nel ritmo delle battute.

Ci sono show che risentono tremendamente dello scorrere del tempo, anche se sono stati geniali ai loro tempi: casi di scuola sono quelli della banda Dandini&Guzzanti, così legati all’attualità da avere una data di scadenza pressoché immediata. Quello della Gialappa’s no: il format da loro medesimi incarnato è molto forte, al di là della debolezza della collocazione (poter commentare solo un po’ di vecchie edizioni SKY di X-Factor o Masterchef non è come avere a disposizione i filmati Mediaset, come ai bei tempi…) ma l’alchimia comunque funziona, anche e forse soprattutto nell’irresistibile gusto di ergersi a giudici e valutare tutti i comici che rapidamente si susseguono nel corso della trasmissione, cercando di intuire chi tra loro sarà il nuovo Luttazzi, Teocoli, Aldo Giovanni e Giacomo, Albanese e compagnia bella.

Insomma, Gialappa Show è un bel ritorno: un prodotto inedito anche se già visto, piacevole perché abitudinario, un po’ come guardare un vecchio spezzone d’archivio di Techetechetè, solo che è nuovo, mai andato in onda prima.

Nella storia olimpica è scolpita la leggenda di Dorando Pietri, il maratoneta carpigiano che vinse la gara nei Giochi del 1908 ma fu squalificato perché aiutato a tagliare il traguardo dai giudici, mossi a compassione dagli spasmi che avevano colto l’atleta a un passo dalla vittoria. Nella ben più modesta storia della televisione, un esito simile sembra averlo avuto in questi giorni la vicenda del ritorno sugli schermi di Claudio Lippi, che a quanto pare aveva già in palinsesto un paio di programmi nella nuova Rai a trazione sovranista e se li è giocati praticamente a un passo dal traguardo, come il vecchio Dorando. Ma cosa è successo? Dall’alto dei suoi 78 anni, il conduttore bramava così fortemente un nuovo contratto da commettere un errore da pivellino, concedendosi con eccessiva foga governista al taccuino (forse in incognito) di un giornalista de La Stampa in quel di Montecitorio, dove si trovava bizzarramente in visita.

L’ex crooner – che si è precipitato a smentire la paternità delle dichiarazioni, minacciando querele per violazione della privacy – a quanto riferiscono i giornali si è lanciato in una filippica spericolata e soprattutto non richiesta: di Fabio Fazio e Littizzetto avrebbe detto tra l’altro: «Se ne sono andati loro. Fazio ha raccontato bugie, dicendo che la pubblicità faceva incassare il triplo di quanto costava il programma. Ma se costava 450 mila euro a puntata, incassava 1 milione e 200 mila di pubblicità? Ma dai…». E poi ne ha avute anche per Lucia Annunziata (“basta kultura con la k”) e infine per l’ex direttore dell’Intrattenimento, a cui Lippi avrebbe riservato l’attacco più velenoso e irriferibile, riassumibile – per carità di patria – nel passaggio: “Per fortuna non c’è più”.

In preda al furore declaratorio, Lippi ha consegnato al cronista de “La Stampa” quello che di lì a poche ore si è rivelato essere il suo testamento politico: “«Giorgia (Meloni N.d.R.) la conosco. È così generosa: ha rinunciato prima alla sua gioventù e ora alla famiglia per fare quello in cui crede. Serve un linguaggio popolare. Giorgia è una ‘popolana di Garbatella’. Ha vinto le elezioni parlando agli italiani. Serve quel linguaggio lì. La Rai deve entrare nelle case dicendo ‘buonasera’. Con leggerezza e intelligenza, non con la propaganda».

Risultato di questa intemerata? La Rai ha dovuto dissociarsi praticamente in tempo reale, con un comunicato senza sfumature: “Alcune affermazioni di Claudio Lippi riportate dagli organi di informazione sono lesive della reputazione della Rai e dei propri dirigenti. Pertanto è da escludere qualsiasi tipo di collaborazione con il conduttore”.

Ma quali erano le incipienti prove a cui sarebbe stato atteso il fulvo presentatore? Lui stesso aveva svelato che stava lavorando ad un programma incentrato sulle liti di condominio (“meglio risolverle davanti a un caffè”) e la reprise di un grande classico della tv, “Ieri e Oggi”, in cui protagonisti dello spettacolo commentano loro vecchi spezzoni. Come dire? Non ci siamo persi niente.

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