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Pensare il Futuro

GHIACCIO BOLLENTE

MARIO AGOSTINELLI - 16/06/2023

articoLa Regione Artica sta vivendo aumenti di temperatura sproporzionatamente più elevati rispetto al resto del pianeta, innescando una serie di effetti a cascata. I satelliti sviluppati dall’ESA sono diventati strumenti indispensabili per comprendere e affrontare le complesse dinamiche in gioco e le conseguenze di vasta portata per l’ambiente e le società umane, a partire da quelle che abitano la nostra penisola.

La regione artica si riscalda a un ritmo più veloce rispetto alla media globale. Questo fenomeno è in gran parte attribuito a meccanismi di feedback positivi che aggravano gli effetti delle emissioni di gas serra.

Si tratta di un rapido riscaldamento che non sta solo destabilizzando il delicato equilibrio dell’ecosistema artico, ma sta avendo profonde implicazioni per i modelli climatici globali, le popolazioni umane e la fauna selvatica.

Le immagini catturate mostrano l’entità della fuoriuscita di petrolio nel Circolo Polare Artico. Ad esempio, nel maggio 2020, è stata dichiarata un’emergenza dopo che circa 20.000 tonnellate di gasolio sono fuoriuscite da un serbatoio di una centrale elettrica vicino a Norilsk in Russia. Il disastro, il cui costo è valutato in oltre i 2 miliardi di dollari, è stato causato dal crollo di un pilastro, crollato perché il terreno era diventato instabile a causa dello scioglimento del permafrost.

Oltre a causare problemi alle infrastrutture, quando il permafrost si scioglie, rilascia nell’atmosfera grandi quantità di metano e anidride carbonica, creando un pericoloso circolo vizioso che aggrava ulteriormente il riscaldamento globale.

Il motore principale dell’amplificazione artica è la scomparsa del ghiaccio marino, che negli ultimi anni ha raggiunto livelli bassi senza precedenti. Man mano che più ghiaccio scompare, la superficie scura dell’oceano esposta assorbe più calore, portando a un ulteriore riscaldamento e alla perdita di ghiaccio.

Inoltre, i venti che soffiano sulla superficie esposta dell’oceano aumentano le onde superficiali attraverso l’accoppiamento per attrito. Le onde quindi inibiscono il ricongelamento erodendo meccanicamente il ghiaccio mentre si forma, e questo può guidare modelli di circolazione oceanica completamente nuovi e più energici attraverso l’Oceano Artico, portando ulteriormente la regione in un nuovo stato dinamico.

I satelliti misurano l’altezza delle superfici di ghiaccio rispetto alla superficie dell’oceano tra i conduttori di ghiaccio, consentendo agli scienziati di determinare lo spessore e il volume del ghiaccio. Questi dati hanno rivelato diminuzioni significative del ghiaccio marino artico, in particolare durante i mesi estivi.

Oltre a misurare il ghiaccio marino, i satelliti hanno facilitato l’osservazione di altri parametri vitali, tra cui la temperatura superficiale, l’albedo e la composizione atmosferica. Queste misurazioni consentono agli scienziati di studiare gli intricati meccanismi come quelli che determinano la temperatura della superficie del mare, con analisi dei flussi di calore oceanici e il loro impatto sullo scioglimento dei ghiacci, che sta contribuendo all’innalzamento del livello del mare a livello globale.

 Il rilascio di acqua dolce dallo scioglimento dei ghiacci nell’Oceano Atlantico settentrionale sta interrompendo i modelli di circolazione oceanica, portando potenzialmente a eventi meteorologici più estremi come tempeste e ondate di caldo in varie parti del mondo e nelle zone del Mediterraneo e delle pianure francesi ed italiane in particolare

Governi, responsabili politici e comunità scientifiche dovrebbero fare molto affidamento su queste osservazioni satellitari per valutare l’impatto ambientale, prevedere scenari futuri e informare le politiche per la gestione sostenibile della regione artica, anche in funzione dei loro territori di competenza, come nel caso dei territori prealpini e della pianura padana.

Le conseguenze del cambiamento climatico nell’Artico, insomma, non sono minacce lontane ma crisi immediate e in accelerazione, che colpiscono non solo le persone che vivono nell’Artico, ma alla fine tutti noi.

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