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Libri

RADICI DEL FASCISMO

CESARE CHIERICATI - 07/07/2023

andrea-caffiE’ disponibile da alcuni mesi un saggio “La dottrina fascista e il fascismo nella storia superiore del pensiero” (Biblion edizioni) curato dal professore di storia delle dottrine politiche all’Università dell’Insubria, Alberto Castelli. Il testo su cui ha lavorato il docente venne firmato nel 1932, dunque più di novant’anni fa, da Andrea Caffi (San Pietroburgo1887 – Parigi 1955), intellettuale socialista libertario cosmopolita, su richiesta di Gaetano Salvemini. Per varie ragioni non è mai stato pubblicato. Quella di Caffi è una riflessione ampia e profonda sulla inconsistenza della cultura fascista e su come la demagogia, il culto della personalità del capo e l’uso della violenza riescono a legittimare il potere. Attribuisce le origini del fascismo fondamentalmente a tre fattori: “la crisi morale e sociale causata dalla prima guerra mondiale, l’esaurirsi delle speranze ottocentesche di giustizia e libertà, le condizioni generali di vita nelle società industrializzate di massa che generano effetti distruttivi sulle relazioni sociali”. Nella progressiva costruzione del consenso, secondo Caffi, ciò che più conta per il Fascismo è il rafforzamento della struttura statale attraverso la completa identificazione tra il regime e il suo capo Benito Mussolini che utilizza la violenza arbitraria e sistematica contro chi si oppone. Attraverso il controllo capillare delle strutture statali (scuole, associazioni culturali, economiche e sociali) il Fascismo punta a un dominio sconfinato della vita intellettuale, annota Castelli. Non ne faceva del resto mistero Mussolini che, in chiusura del suo intervento sull’Enciclopedia italiana, ideata e diretta dal filosofo Giovanni Gentile, scriveva: “Il Fascismo non è soltanto datore di leggi ma educatore e promotore di vita spirituale, vuol rifare non le forme della vita umana ma…l’uomo, il carattere, la fede e a questo fine vuole disciplina e autorità che scenda addentro agli spiriti, e vi domini incontrastata. La sua insegna è perciò il fascio littorio…”, il quale nella Roma antica – sottolinea Castelli – evoca il carnefice che tronca teste con la scure e supplizia con le verghe. I regimi illiberali nati dalla crisi postbellica – ribadisce Andrea Caffi – non sono però del tutto funzionali al capitalismo bensì al rafforzamento dello Stato. “Il mostro, scrive, è l’insieme delle forze coercitive che riducono l’individuo a strumento, a schiavo della pubblica cosa”. Ovviamente riconosce che Mussolini ha stabilizzato il suo potere anzi tutto con politiche coerenti con gli interessi agrari, industriali e corporativi, ma non vede prevalentemente nel Fascismo una risposta difensiva della borghesia alle spinte rivoluzionarie che serpeggiavano nel proletariato italiano. Differenziandosi nettamente in questa valutazione dagli intellettuali di scuola marxista.

Il saggio “La dottrina fascista”, nell’analisi documentatissima di Alberto Castelli, è uno strumento prezioso per chi vuole conoscere, rivisitare e approfondire il fenomeno fascista, ma è anche l’occasione per scoprire e incontrare un intellettuale di grande intelligenza e umanità come Andrea Caffi. Personaggio assolutamente fuori dagli schemi, cresciuto nella Russia zarista, impegnato nella rivoluzione del 1905 dalla parte dei riformatori menscevichi, viene arrestato e incarcerato e poi rilasciato per intervento diretto dell’ambasciata italiana. Da allora si muove tra Italia, Germania e Francia dove diventa amico e collaboratore di Albert Camus. Combatte nella prima guerra mondiale, un’esperienza che incide profondamente sulle sue aspirazioni pacifiste; si oppone al bolscevismo sovietico che giudica autoritario, intollerante e liberticida; critica aspramente la deriva autoritaria e violenta del fascismo di cui diventa, negli anni della lontananza e dell’esilio, un osservatore acutissimo come testimonia il saggio che Alberto Castelli ha fatto emergere dalla biblioteca della fondazione Feltrinelli di Milano.

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