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Pensare il Futuro

GUERRA E PACE

MARIO AGOSTINELLI - 14/07/2023

guerraVoglio portare alcune riflessioni scomode che provengono dalle molte assemblee sulla pace cui partecipo.

Do per scontata la brutalità e la tragica stoltezza di Putin. Ma la sensazione che questa colpa venga fatta rientrare in un gioco più ampio e perfino più terrificante viene portata alla luce da molte preoccupazioni e interventi, forse illuminati dalla coriacea insistenza di Bergoglio.

Per quanto riguarda la UE, abbiamo imparato dalle tragiche guerre mondiali che la sicurezza è indivisibile e la sicurezza di ogni Stato partecipante è inscindibilmente legata a quella di tutti gli altri. Ci dovremmo pertanto impregnare a cooperare per rafforzare la fiducia e la sicurezza tra di noi e per promuovere il controllo degli armamenti e il disarmo. (Carta di Parigi per una Nuova Europa 21 novembre 1990)

Ma ciò non sta avvenendo: la follia della guerra regna di nuovo in Europa sotto l’illusione che solo le armi forniscano sicurezza. È tornato accettabile in Europa che sacrifici umani vengano offerti sull’altare di presunte battaglie decisive, che tuttavia non fanno terminare gli scontri. Come se non avessimo imparato nulla dal passato, la controffensiva ucraina dovrebbe ora diventare una battaglia così decisiva da portare a una soluzione militare ciò che non potevamo o non volevamo ottenere politicamente. Così facendo, noi europei stiamo lasciando il futuro dell’Ucraina e dell’Europa, e forse anche quello del mondo, all’imprevedibilità, alla furia e alla brutalità del campo di battaglia. E tutto questo, anche se rimane del tutto oscuro quale “soluzione” ci si possa aspettare dall’attuale inasprimento della guerra, non porterà certo la pace in Europa.

Siamo sempre più ad uno scontro tra Russia e NATO, con le armi nucleari che giocano un ruolo decisivo nei calcoli militari. Nessuno può dire dove sarebbero le linee rosse in una tale “battaglia decisiva”, oltre la quale potrebbe esserci un’escalation nucleare. Ignorando questo e continuando gli sforzi di guerra a tutto campo, stiamo esponendo non solo noi stessi ma tutta l’umanità a un pericolo incalcolabile, in un conflitto che avrebbe potuto essere risolto diplomaticamente.

L’irresponsabilità politica non può essere messa in conto solo alla Russia o gli Stati Uniti e all’imperativo di vittoria dell’Ucraina. Poiché si tratta di una guerra sul suolo europeo e tra Paesi europei, l’UE, in quanto più grande comunità di Stati del continente europeo, non può semplicemente fingere di non aver preso parte a tutto questo. In effetti, l’UE e i suoi membri hanno colpe per non aver impedito questa guerra, per aver intensificato la guerra e per aver ostacolato una soluzione negoziata a questa guerra, che solo il Vaticano ha mostrato di cercare con indicibile umiltà.

Doveva essere chiaro ai politici dell’UE che con il loro sostegno l’Europa è stata messa su un percorso di confronto, un confronto che ora ha portato alla guerra con la Russia e c’erano ampi avvertimenti, non solo dalla Russia ma anche da personalità politiche occidentali, sulla possibilità che ciò potesse portare alla guerra, ma l’’UE ha deciso di ignorarli. E mentre gli Stati Uniti tendono a frenare la fornitura di sistemi d’arma particolarmente sofisticati, sono i Paesi dell’UE che, insieme al Regno Unito, forniscono i carri armati più avanzati, i droni da guerra, i missili a lungo raggio e le munizioni all’uranio fintantoché l’intero fronte ha deciso per l’ignominia delle bombe a grappolo e la fornitura di aerei da combattimento, con qualche “diplomatico” distinguo. Anche la Commissione UE è diventata un trafficante d’armi; i suoi acquisti multimiliardari di munizioni per l’Ucraina sono ironicamente finanziati attraverso lo European Peace Facility (EFF) e il PNRR.

Eppure la pace, non la guerra, dovrebbe essere la principale preoccupazione dell’UE: lo è stata nelle menti e nella visione dei suoi fondatori, già rinchiusi a Ventotene e in contatto con vari Paesi durante la Resistenza. Lo sarà certamente nell’animo e nei progetti dei nostri figli e nipoti se un vento di responsabilità soffierà, qui ed ora a livello popolare e – lasciatemelo dire da laico – spirituale e religioso.

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